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Un saggio sulla scuola e sul fatto che ci rende migliori nel momento in cui incontriamo il “maestro” che prima di salire in cattedra inciampa e dell’inciampo non si vergogna ma ne fa oggetto della sua lezione. Un elogio all’insegnamento, all’amore per il sapere e al desiderio di conoscere, perché “senza desiderio di sapere non c’è possibilità di apprendimento soggettivato del sapere” Lettura impegnativa
Scrittura scorrevole e comprensibile, come tutti i testi di questo grande autore. Qui viene magnificamente esaltato il valore dell'insegnamento e come il compito di ogni insegnante non si limita al mero trasmettere nozioni, ma al suscitare interesse negli alunni verso la propria materia, trasmettendo il desiderio e la curiosità di conoscere e applicare tali conoscenze nel mondo attuale. Perché questa secondo me è una cosa che la scuola di oggi ha perso tanto: la capacità di stimolare l'anima degli studenti sino a comprendere che studiare il passato significa capire il presente, ed essere così in grado di trasformare e migliorare il futuro. E questo discorso a mio giudizio vale per ogni materia d'insegnamento.
Un libro scritto molto bene, per intenditori. È interessante come l'autore inquadra l'insegnamento e ne valorizza i tratti, andando controcorrente. Sicuramente consigliato proprio a chi non insegna, ma da far leggere ad ogni insegnante per rispolverare l'interesse per il proprio mestiere qualora sopito.
Recensioni
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«Un'ora di lezione può cambiare la vita.»
In una società in cui l’autorità paterna, come quella degli insegnanti, è in declino, e la scuola, come istituzione, perde ogni credibilità sotto il peso dell’abbandono e della miseria che trasuda da ogni calcinaccio, è ancora possibile attribuire un senso alla trasmissione del sapere? È possibile riempire di significato quel vuoto che si crea ogni volta che un insegnante entra in aula e prova a farsi ascoltare dei suoi allievi? Infine, ancora più importante, la pratica dell’insegnamento può accontentarsi di essere ridotta alla trasmissione di informazioni – o come si usa dire, di competenze – o deve mantenere vivo il “rapporto erotico” del soggetto con il sapere?
Sono queste le domande da cui parte Massimo Recalcati, tra i più noti psicoanalisti in Italia, nel suo nuovo saggio dedicato alla scuola, o a quello che ne resta, dopo la sua “evaporazione”. Alla fine di un lento ma inesorabile processo di disgregazione, non solo fisica ma anche valoriale, della scuola italiana, secondo l’autore quello che resta è l’ora di lezione, ovvero il momento dell’incontro tra il maestro e l’allievo. Un momento in cui si realizza il superamento dei mondi isolati (tecnologici, virtuali, sintomatici) e si sublima l’umano, l’incontro, la relazione, lo scambio, le scoperte intellettuali, l’eros. Ma come è possibile indurre lo studente a rivitalizzare il suo rapporto con il sapere, all’interno di una istituzione, quella scolastica, ormai privata di ogni autorevolezza?
Ciò che resta della scuola, si chiede l’autore, non è forse proprio la possibilità di trasformare gli oggetti del sapere in oggetti del desiderio? In corpi erotici? È, ancora una volta, il suo maestro Jaques Lacan, a fornire una risposta a tutte queste domande: perché il sapere venga trasmesso efficacemente dall’insegnante all’allievo è necessaria una particolare forma di transfert sul sapere che dovrebbe diventare un oggetto di desiderio. L’esempio che l’autore utilizza per spiegare il fenomeno è tratto dalla vita di Socrate, così come viene descritta in apertura del Simposio, quando il suo allievo Agatone chiede al maestro di “riempirlo” con il suo sapere, quasi come se si trattasse di un recipiente d’acqua. In realtà l’illusione di ogni scolaro, la convinzione di potersi abbeverare alla fonte del sapere, viene superata dal gesto inconsueto di Socrate, che risponde alla richiesta di Agatone sottraendosi e anzi confessando l’impossibilità di riempire questo suo vuoto. Nella lettura di Lacan questo gesto di Socrate racchiude l’essenza dell’insegnamento: il sapere del maestro non è mai ciò che colma la mancanza, quanto ciò che la preserva, ovvero la capacità di suscitare sempre l’interesse dell’allievo, il desiderio di sapere.
Dunque è questo il vero ruolo dell’insegnante? Secondo le parole di Recalcati, il maestro dovrebbe “aprire vuoti nelle teste, aprire varchi nei discorsi già costituiti, fare spazio, aprire mondi e aperture mai pensate prima”. È questa “l’erotica dell’insegnamento”.
Naturalmente le difficoltà che incontrano gli inseganti di fronte a una platea di studenti che, a detta di molti, “non ascoltano più”, “non parlano più”, “non leggono più”, sono moltissime e certo non è semplice per una categoria che sempre più spesso viene umiliata sia economicamente che socialmente, trovare le giuste motivazioni per assolvere al meglio a questo ruolo. Eppure in moltissime scuole italiane assistiamo ogni giorno, durante l’ora di lezione, a incontri che possono cambiare la vita. Come accede a volte con certi libri o certe opere d’arte, succede che a un certo punto, dal momento in cui avviene l’incontro, il mondo non è più come prima. I meccanismi psicologici e sociologici che sottendono questo piccolo miracolo li possiamo scoprire approfondendo i concetti contenuti in questo appassionato e appassionante saggio. Un libro che apre una breccia all’interno del sistema educativo italiano ma anche, in qualche modo, nella vita privata di un autore che sta conquistando un ruolo sempre più rilevante nell’ambiente accademico contemporaneo. Nell’ultima parte di questo agevole libro, Massimo Recalcati racconta infatti la sua esperienza di studente in ritardo con l’apprendimento, addirittura bocciato in seconda elementare. Una pagina autobiografica che si conclude con una lettera e una dichiarazione d’amore alla sua insegnante, Giulia, colei che ha saputo far sorgere nel suo animo un desiderio di sapere che non si è mai più spento.
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