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Questo libro si può usare come un gioco. Se stai lavorando a una storia scritta e ti trovi in difficoltà, allora puoi prenderlo in mano, soppesarlo, strofinarci sopra il palmo tenendo gli occhi chiusi, e aprirlo a caso.
«Questo manuale non sostituisce l'ispirazione, non surroga la disciplina necessaria, ma offre aiuti salvavita» - 7
Troverai, sulla pagina di destra, un consiglio o una provocazione o una riflessione o una domanda; e sulla pagina di sinistra un breve approfondimento. Prova ad applicare ciò che hai trovato al tuo problema. Forse lo stimolo ti aiuterà a osservarlo con uno sguardo un po' diverso. Ma questo libro è anche un serissimo libro da meditare, perché in circa duecento massime l'autore ha condensato il succo di un'esperienza di editing e di insegnamento della scrittura ormai più che ventennale. Non ha l'ambizione di avviare alla professione della scrittura, ma piuttosto quella di aiutare chi muove i primi o i secondi passi nell'umana pratica del raccontare a diventare un po' più consapevole, un po' meno ingenuo, e forse addirittura un po' più bravo.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non ho ceduto alla tentazione. Quale tentazione? Quella di leggere questo libro come manuale, invece di farlo come "oracolo". Singolarità unica di un libro di consultazione divinatoria. Anzi, più che unica, quasi contraddittoria! Ed è questo il bello. Il gioco. Lo so perché ne ho parecchi di questi gingilli: dal libro dei mutamenti I Ching, ai tarocchi, al noto libro delle risposte, ad altri oracoli non meno divertenti, ma nessuno di questi è da leggersi come un manuale (anche se vien la tentazione di individuare la risposta che si vuole, per poi sceglierla per caso…). L'oracolo di Mozzi, invece, fa una doppia eccezione: 1. uno la risposta proprio non vuole saperla in anticipo (cioè non si domanda con un carico di speranza, ma con curiosità, secondo me); 2. perché contiene consigli utili per chi scrive che vanno "al di là del caso". Perché dunque non cedere alla tentazione? Perché secondo me perderebbe quella connotazione magica che mi piace tanto e che lo rende diverso da tutti gli altri manuali. Magico come può esserlo - so di camminare sulle uova ;-) - quella cosa che qualcuno chiama talento. Trema la sedia? Tranquilli: io credo che il talento sia più che altro una predisposizione genetica, diciamo così, e non davvero un catalizzatore di messaggi provenienti chissà da dove. Per questo il gioco regge. O in questo modo è bello "giocare" con questo manuale, che avendo tra le sue aspirazioni la caratteristica "divinatoria", rientra di diritto in quel mondo là, un po' impalpabile, dello sconosciuto. Ha insomma un destino segnato fatto di sovrannaturale. Potrebbe persino essere considerato, a mio avviso, più oracolo degli oracoli. A chi si rivolge? A tutti, via, ma in particolare ad autori o autrici bloccati sulla pagina bianca o incastrati in un dubbio o inciampati in una meccanicità strana o affamati di idee o tanto autolesionisti da essere in cerca di spine o stitici d’immaginazioni. E, incredibile ma vero, l’Oracolo manuale - avendo enunciato le sue prime uf
Quando mi è stato regalato, ho pensato subito alla solita sciocchezza, nata per vendere copie ogni morte di Papa e nulla più; invece, consultandolo ogni volta che mi bloccavo, ho scoperto che è stato uno dei migliori regali ricevuti!
"La storia che non riesci a raccontare è la via per trovare la storia che devi raccontare". "Tutto ciò che accade, accade almeno due volte". Ecco due degli oracoli (tra i più suggestivi per me) del manuale di Giulio Mozzi. Nello specifico, oracoli sulla 'necessità di aspettare la decomposizione e il nuovo humus' (altro oracolo) e di ricercare la 'forma della composizione'. 'L'oracolo manuale per scrittrici e scrittori' è per metà oracolare (a destra) e per metà esplicativo (a sinistra): un condensato di consigli pratici sulla scrittura (dalla linearità, all'accuratezza delle parole, alla punteggiatura, alla distinzione tra fantasia e immaginazione, per fare qualche esempio ) e di considerazioni più filosofiche, una palestra minimale anche all'esercizio del pensiero laterale, chè la "scrittura non deve fare concorrenza alla pittura e alla fotografia" (o ai film, aggiungerei io)": deve fregarle, lavorando su un altro terreno". Le illustrazioni di Lise e Talami esaltano il messaggio 'oracolare' e, più d'una volta, m'hanno strappato una risata ( vedi, l'illustrazione di "Fa' sì che tutto vada male"). "Raccontare", dice ancora Giulio Mozzi, "serve prima di tutto a consolare dell'insensatezza": quel 'senso', sempre ricercato nella lettura, a cui è giocoforza ambire nella scrittura, ma senza mai dimenticare la storia, "una buona storia compendio della storia universale", "nient'altro che una storia". "Può darsi che tu non sia capace", avverte Giulio Mozzi. "Può darsi che tu non sappia di essere capace. Può darsi che tu non sappia di che cosa sei capace". L'oracolo azzarda ipotesi. Solo chi scrive può spingersi oltre, "con coraggio e tenacia, ma anche pazienza e prudenza". Limpido e sibillino. Molto Giulio Mozzi.
Recensioni
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