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Anno edizione: 2006
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Minore rispetto ad altri film del grande Capra. Mi ha angosciato. L'idea di un 'Paradiso' nascosto tra alte montagne da cui è difficile tornare indietro puo' trasmettere all'animo umano sensazioni diverse. Come per i personaggi del film, alcuni si integrano tranquillamente nel nuovo ambiente, accettandone tutti i benefìci, ancorchè inspiegabili. Altri, come George Conway, preferiscono tentare il tutto per tutto, anche la vita stessa, pur di ritornare alla 'civiltà'. Qual è la vostra scelta?
Bellissimo nella prima parte, un pò retorico nella scena finale. Cos'è "la moderazione" se non il rispetto per gli altri, se non la consapevolezza che i valori sono tutti importanti, ma sono anche relativi.Chi crede nel valore assoluto non può avere moderazione in quanto non accetta il pensiero altrui se diverge dal suo. Ho letto il libro molti anni fa (1968); ne rimasi affascinato.
Nella Cina invasa dal Giappone, cinque americani (lo scrittore Conway, suo fratello George, un paleontologo, un bancarottiere, e un'americana tisica) tentano di fuggire a bordo di un aereo che precipita sulle cime Himalayane, dove trovano il regno incantato di Shangri-la, un luogo dove regna la pace, la saggezza, e la gente rimane inspiegabilmente giovane. Nonostante le generose offerte del Grande Lama, i due fratelli decidono di abbandonare la valle incantata; ma solo uno sopravviverà alla fuga, e , disperato, farà ritorno alla valle. Un elogio (alla maniera di Capra s'intende!) dell'Utopia, della Ricerca (tema tanto caro ai medievalisti anglosassoni) ma in salsa laica: domina il pessimismo (cosa insolita per l'autore) che riflette le ansie delle generazione americana "scampata" alla Prima Guerra Mondiale (siamo ahimè nel '37 anno denso di avvenimenti e prologo della Seconda); stupisce la scelta narrativa (la critica stroncò il film) così lontana dai toni di commedia che Capra sa usare in modo magistrale, usufruendo della valida sceneggiatura di Robert Riskin (che rimaneggerà il capolavoro di James Hilton da cui è tratto il film). Recentemente restaurato (grazie alla meritoria opera dell'AFI) con l'aggiunta della colonna sonora originale e sette minuti di scene "amputate" , orizzonte perduto vinse due Oscar: migliore scenografia (Gooson) e miglior montaggio (il grande Gene Havlick) ma certamente non è il miglior film di Capra, che in questa prova sembra come "svogliato" di fronte ad un soggetto, che nonostante l'ottimo lavoro di riduzione non regge alla prova della visione. Si ricorda un remake in chiave musical (sic!) interpretato da Peter Finch e Liv Ullmann nel 1972.
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