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La palla al piede. Una storia del pregiudizio antimeridionale - Antonino De Francesco - ebook
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La palla al piede. Una storia del pregiudizio antimeridionale - Antonino De Francesco - ebook
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Descrizione


Per il movimento risorgimentale il Mezzogiorno rappresentò sino al 1848 una terra dal forte potenziale rivoluzionario. Successivamente, la tragedia di Pisacane a Sapri e le modalità stesse del crollo delle Due Sicilie trasformarono quel mito in un incubo: le regioni meridionali parvero, agli occhi della nuova Italia, una terra indistintamente arretrata, dove il passatismo e la superstizione incrociavano la violenza del brigantaggio.Nacque così un’Africa in casa, la pesante palla al piede che frenava il resto del paese nel proprio slancio modernizzatore. Nelle accuse si rifletteva una delusione tutta politica, perché il Sud, anziché un vulcano di patriottismo, si era rivelato una polveriera reazionaria.Per dare forma a questa disillusione si fece ricorso a quanto la tradizione culturale da tempo metteva a disposizione, ossia una serie di stereotipi e luoghi comuni che, sin dal Settecento, avevano presentato il Mezzogiorno quale un mondo esotico e antropologicamente diverso.Si recuperarono le immagini del meridionale opportunista e superstizioso, nullafacente e violento, nonché l’idea di una bassa Italia popolata di lazzaroni e briganti (poi divenuti camorristi e mafiosi), comunque arretrata, nei confronti della quale una pur nobile minoranza nulla aveva mai potuto. Lo stereotipo si diffuse rapidamente, anche tramite opere letterarie, giornalistiche, teatrali e cinematografiche, e servì a legittimare vuoi la proposta di una paternalistica presa in carico di una società incapace di governarsi da sé, vuoi la pretesa di liberarsi del fardello di un mondo reputato improduttivo e parassitario. Le concrete difficoltà del Meridione sarebbero spesso rimaste in disparte, cancellate da un discorso pubblico dove l’antimeridionalismo era funzionale a scelte ideologiche, anche di segno opposto, che suggerivano sempre una drammatica contrapposizione tra Sud e modernità. Il libro ripercorre la storia largamente inesplorata della natura politica di un pregiudizio che ha condizionato centocinquant’anni di vita unitaria e che ancora surriscalda il dibattito in Italia.
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Dettagli

123
Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
923,2 KB
253 p.
9788858808559

Valutazioni e recensioni

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GIANNI
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Ancora un saggio sulla questione meridionale, ma ancora meglio, sull'antimeridionalismo: i dibattiti sull'argomento, da prima del 1860, hanno in qualche modo fornito argomenti a sostegno o contro le tante teorie storiche o sociologiche o antropologiche o letterarie sulle diversità dei meridionali. De Francesco aggiunge nuovi motivi di riflessione contro i tanti luoghi comuni e stereotipi, che hanno costruito quei tratti "caratteristici" dei popoli meridionali, causa di tante incomprensioni, ingiustizie e crimini. Comunicare al mondo certi tratti morfologici, abitudini popolari, riti, superstizioni perseguiva scopi precisi. Ai baroni feudali serviva per dimostrare quanto fosse giusto tenere sottomessa quella plebaglia ignorante e sporca. Ai vicerè spagnoli serviva per giustificare le ragioni del loro dominio su questa parte d'Italia. Poi è servito ai Borboni. E poi ancora è servito a Casa Savoia, alla mafia e alla camorra. E successivamente all'industria piemontese e lombarda del dopoguerra accentuare e sottolineare quel dualismo, certamente insito nella realtà meridionale, ma dolosamente esasperato e ingigantito dalle classi dirigenti. Insomma pochi sono stati quelli che hanno raccontato le verità del Sud e tanti quelli che hanno trovato più comodo e utile sciorinare i triti e ritriti quadretti di colore, che oggi si ritiene appartengano alla tradizione. Né è sfuggito a questo sport nazionale quel mondo caratteristico della canzone napoletana propagato da autori come Salvatore Di Giacomo o Ferdinando Russo, né il teatro di Eduardo De Filippo.

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Antonino De Francesco

1954, Milano

Ordinario di storia moderna all’Università degli studi di Milano. Ha dedicato ricerche alla storia del movimento democratico in Francia e in Italia, con particolare riguardo alle vicende della Rivoluzione francese e del Mezzogiorno in età moderna. Dei suoi libri ricordiamo: Il governo senza testa. Movimento democratico e federalismo nella Francia rivoluzionaria, 1789-1795 (Morano 1992), Vincenzo Cuoco. Una vita politica (Laterza 1997), 1799. Una storia d’Italia (Guerini e Associati 2004), Mito e storiografia della “grande rivoluzione”. La Rivoluzione francese nella cultura politica italiana del ’900 (Guida 2006), L’Italia di Bonaparte. Politica, statualità e nazione nella penisola tra due rivoluzioni, 1796-1821 (Utet 2011). Di Vincenzo...

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