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Se per esprimere un giudizio ci dovessimo basare sollo sulla trama, Papà Goriot sarebbe un romanzo anonimo che tratteggia la fine di un padre che ha un amore patologico per le due figlie al punto di cadere in miseria per alimentare la loro sete di ricchezza. L’uomo, anziano, vive in una pensione in cui dapprima lo credono un riccone (e in effetto lo è), avaro e solitario, a cui di tanto in tanto fanno visita due belle signore che lui dice essere le figlie, ma che gli altri, malignamente, definiscono come donne prezzolate da quello che ritengono erroneamente un gran porcone. Insomma, non viene creduto e l’uomo trascina la sua esistenza in una progressiva condizione di indigenza fino al momento del trapasso, dopo che morente nel letto ha atteso invano una visita delle figlie. Una trama quindi modesta, senza particolari colpi di scena, per un’opera che, se ci si basasse solo sullo sviluppo della vicenda, potrebbe apparire modesta, ma che invece è un capolavoro; sono altri infatti gli elementi di giudizio e tutti soggetti a valutazioni ampiamente positive. Balzac già solo nel descrivere la pensione dove alloggia Papà Goriot offre un esempio della sua elevata capacità di proporre al lettore un ambiente, tanto che pagina dopo pagina si ha netta l’impressione di essere lì presenti. Ciò, se pur valido, sarebbe tuttavia poco se non considerassimo anche i vari piani di lettura, che vanno dalle relazioni familiari alla bramosia dell’ascesa sociale, grazie a un’irrefrenabile ambizione; e non poteva mancare il male endemico presente in ogni epoca, in misura maggiore o minore, e al tempo della vicenda maggiore, vale a dire la corruzione. Quello che però stupisce maggiormente è l’approfondita analisi psicologica dei personaggi, perché Papà Goriot, il cui affetto smisurato per le figlie non è adeguatamente corrisposto, anzi è vittima delle stesse, è il ritratto di un uomo fondamentalmente buono e onesto, la cui esistenza viene stravolta dalla sete di denaro di una società in cui le sue discendenti bramano di figurare sempre al massimo livello; la signora Vauquer, che è la proprietaria della pensione, vedova e che aveva messo gli occhi su Papà Goriot agli inizi del suo soggiorno è una persona che vive per il denaro, un tipo dozzinale nonostante professi una incerta patente di nobiltà; Eugene de Rastignac è un giovane universitario, che studia da avvocato, dalle modeste risorse finanziarie, ma che ambisce primeggiare nella bella società parigina, ricorrendo anche a una relazione con una donna più vecchia di lui; Vautrin è il male in persona, un criminale che per raggiungere i suoi scopi ricorre anche al delitto, un uomo inattaccabile dalla corruzione, perché lui è corrotto dalla nascita; e poi ci sono le due figlie di Papà Goriot, la maggiore Anastasie de Restaud, che ha un’amante, accanito giocatore e perennemente indebitato, soccorso di continuo con il denaro del sempre più povero Papà Goriot, e la minore Delphine de Nucingen, che sembrerebbe la migliore, ma che anche lei ha un amante che lascia per il più giovane Eugene de Rastignac. Papà Goriot insomma è un ritratto crudele, indubbiamente realistico della società francese dell’epoca, ma presenta dei personaggi che è possibile trovare in ogni società, spesso individui dal latente carattere che nelle occasioni offerte da un modo vita nazionale finiscono per rivelarsi. Direi che parlare di stile è superfluo, l’opera si presenta da sé per quel che è, vale a dire un capolavoro, un classico, un romanzo sempre e ovunque valido.
Papá Goriot è un romanzo che mi è rimasto veramente nel cuore. Balzac dipinge un affresco straordinariamente vivido della società francese dei suoi tempi attraverso la descrizione, intensa e particolareggiata, dei personaggi che ruotano attorno ad una misera locanda nella periferia parigina. Si tratta principalmente dello studente universitario Rastignac, che cerca il riscatto sociale dalle origini contadine e finisce sedotto dai vizi della grande città, e di papà Goriot, uomo semplice e buono, che da garzone era riuscito a divenire proprietario di un pastificio, salvo poi dover rinunciare a tutto per consentire alle due egoiste figlie di condurre uno stile di vita nettamente al di sopra delle loro possibilità. Tra il giovane studente e l'anziano pastaio si verrà a creare un legame estremamente commovente. Balzac è un autore ironico e sagace, che interviene durante la narrazione dei fatti regalandoci perle di saggezza di eccezionale profondità ed attualità.
Il libro mi è piaciuto ed ho scoperto l'incredibile e travolgente capacità narrativa dell'autore, quasi filosofo e sociologo nella descrizione dell'ambiente e del carattere dei suoi personaggi. Ne risulta un quadro completo della società francese del 1800 con profonde disuguaglianze sociali (ricchi frivoli, superficiali e avidi contrapposti a poverissimi). Ogni sentimento dell'uomo, dal più nobile al più spregevole è ampiamente descritto, così come le passioni di ogni genere che ne determinano il comportamento. Sebbene sia ambientato in un epoca lontana dalla nostra, il romanzo di Balzac è estremamente attuale: offre un ritratto vivido e realistico della società borghese e aristocratica dell'epoca, ma è anche un viaggio all'interno dell'uomo, tra le sue meschinità e le sue virtù.
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