Papaya salad

Ho ricevuto Papaya Salad come regalo di Natale, lo scorso dicembre, ed è diventato il mio libro preferito dell'anno. La storia di Sompong è bellissima e le tavole sono magnifiche. Ho apprezzato tantissimo la scelta di usare una palette di colori prevalentemente freddi per i ricordi del protagonista, e una di colori caldi per i momenti "al presente" tra un ricordo e l'altro. Vale la pena acquistarlo, lo rileggerei ancora, ancora e ancora.

Elisa Macellari traccia un percorso tra Italia e Thailandia, durante il quale viene narrata la storia vera del prozio Sompong, in un difficile contesto come quello della Seconda Guerra Mondiale. Se le intenzioni sono sicuramente interessanti, esse vengono però tradite in parte da quanto effettivamente ci viene mostrato: non più che piccoli e brevi scorci di vita del protagonista durante la sua giovinezza, a differenza della delicata epopea che ci si aspetterebbe di scoprire pagina dopo pagina. La stessa papaya salad che dà anche il titolo al libro, e che evidentemente avrebbe dovuto fungere da veicolo culturale oltre che da raccordo tra uno spaccato e l'altro, in realtà risulta molto meno avvolgente di quanto ci si potrebbe immaginare. Il risultato è un libro splendidamente illustrato dall'autrice, la cui sensibilità artistica è indiscutibile, oltre che nobilitato da un'edizione semplicemente perfetta da parte di Bao Publishing. A mancare è un po' tutto il resto: molti personaggi sono soltanto di contorno, e persino i protagonisti, per quanto miti e semplici, difettano in caratterizzazioni un po' insipide e bidimensionali, che lasciano poco spazio all'empatia del lettore. Gli stessi eventi non appaiono sempre molto chiari nelle loro dinamiche, o comunque, anche durante i momenti più drammatici, incidono poco e rischiano di non rimanere impressi nella mente di chi vi si approccia con un certo tipo di aspettative. Non un brutto fumetto, ma mentirei se dicessi che non mi sarei attesa qualcosina in più.