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Parasite, film diretto da Joon-ho Bong, è un dramma che racconta la storia della famiglia Kim.
«L'eleganza della regia (notevole l'uso dello schermo panoramico per descrivere la casa da archistar della storia) non va a scapito del ritmo, dei colpi di scena e dell'humour». - Emiliano Morreale, La Repubblica
«La mia Palma del cuore va a uno scatenato noir sudcoreano imperniato su un conflitto di classe, anzi "il"conflitto di classe primario: quello tra i ricchissimi e i poverissimi». -Teresa Marchesi, Huffington Post
Parasite, film diretto da Joon-ho Bong, è un dramma che racconta la storia della famiglia Kim, formata dal padre Ki-taek , un uomo privo di stimoli, una madre, Chung-sook , senza alcuna ambizione e due figli, la 25enne Ki-jung e il minore, Ki-woo . Vivono in uno squallido appartamento, sito nel seminterrato di un palazzo, e sono molto legati tra loro, ma senza un soldo in tasca né un lavoro né una speranza per un futuro roseo. A Ki-woo viene la perversa idea di falsificare il suo diploma e la sua identità per reinventarsi come tutor e impartire lezioni a Yeon-kyuo , la figlia adolescente dei Park. Quest'ultimi sono una ricca famiglia, che, al contrario dei Kim, vivono in una grande villa, grazie ai guadagni del patriarca, dirigente di un'azienda informatica.Ki-woo insegna principalmente inglese alla ragazza a un ottimo prezzo, cosa che genera entusiasmo e speranza nella suoi parenti. Il ragazzo, notando come alla figlia minore dei Park piaccia disegnare, ha la subdola idea di inventare che sua sorella Ki-jung è un'insegnante d'arte, permettendo anche a lei di infiltrarsi nella loro vita. Le due famiglie non sanno, però, che questo incontro è solo l'inizio di una storia strana, che porterà i Kim a introdursi sempre più nella routine dei Park, come un parassita fa con un organismo estraneo.Premi
Cannes 2019 - Palma d'oro
Golden Globe 2019 - Miglior film
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non riesco a capire minimamente perché questo film abbia vinto 5 Oscar. Probabilmente per propaganda politica, perché è decisamente noioso, recitazione scarsa, si salva la musica e la ripresa. Fine.
Film capolavoro
A Seoul la famiglia Ki-taek abita in uno scantinato dove in quattro, genitori e due figli, si arrangiano per racimolare soldi da aggiungere al loro esiguo sussidio di disoccupazione. Quando Min-Hyuk, studente e amico di Ki-Woo, gli offre la possibilità di prendere il suo posto come tutor d’inglese della figlia di una facoltosa famiglia della città, il ragazzo non si fa sfuggire l’occasione iniziando a progettare come migliorare la situazione economica anche dei genitori e della sorella. Un inizio lento in una progressione incessante verso uno dei primi successi internazionale del cinema asiatico e per la precisione sud coreano, non dimentichiamoci che recentemente, nel 2018, fu il nipponico Un affare di Famiglia che strinse la palma d’oro al festival di Cannes. La pellicola di Bong Joon-ho deus ex machina del successo dell’ultima sfortunata stagione cinematografica segnata dal covid19, è stata difatti premiata sia al botteghino ma anche al settantaduesimo festival di Cannes, vincendo anch’ella l’ambita Palma D’oro, oltre a ben quattro statuette Oscar, fra cui quella per il miglior film. Il regista originario di Taegu già in precedenza aveva sfornato buoni successi come Memories of Murder, Okja e Snowpiercer, pellicole nelle quali determinismo e distanziamento erano fonte di riflessione, caratteristiche che in tal caso vengono ulteriormente esasperate fino a generare un allontanamento dello spettatore sia dalle ragioni dei vinti, l’unitissima famiglia Ki-Taek, personaggi sui quali si pongono le prime riflessioni per un mondo geograficamente a noi distante e segnato da un sottoscala ove i quattro risiedono, vittime di un girone dantesco nel quale l’ammassamento è lo stigma. Ma anche dalle ragioni dei ricchi e vincenti, la famiglia Park, protetti da un silenzio ovattato rappresentato dalla splendida villa con giardino di loro proprietà. A fine pellicola, e a seguito di alcuni inattesi colpi di scena, ci si troverà equamente distanti da entrambe le fazioni mentre tutto resterà invariato in una sorta d’immutabilità millenaria tanto cara alla cultura orientale. Pellicola molto interessante capace di lasciare il segno anche per le stagioni venture meritando di fungere da apripista per il recupero di tutta l’opera di Bong Joon-ho.
Recensioni
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