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Di Pasionaria ce n'è stata una sola, in Spagna. Ma molte donne altrettanto appassionate al compito di cambiare il mondo si sono avvicendate nella storia italiana ed europea. Giovanna Frisoli e Amerigo Sallusti - che già si sono segnalati rievocando l'antifascismo operaio a Sesto San Giovanni - con il loro nuovo libro danno un ulteriore contributo alla cultura storica della sinistra. Rievocando le biografie di Anna Kulisciof e Alessandra Ravizza, Teresa Noce e Gisella Floreanini e con un breve saggio sulle Mujeres libres della Spagna repubblicana degli anni 30, gettano un fascio di luce su figure femminili ormai sfumate nella penombra del secolo da poco concluso. Operazione più che mai necessaria oggi, quando - svanite le passioni e le conquiste degli anni 70 - la figura della donna, soprattutto in Italia, viene svilita e svillaneggiata, nelle cronache e nei mass media, con risposte sempre troppo flebili rispetto all'offesa. Eppure, in tempi lontani ancora più duri dei nostri, donne forti e generose si sono lanciate in opere allora solitarie e insolite, nel desiderio di alleviare dolori e suscitare speranze: è il compito che si assegnano Anna Kuliscioff e Alessandra Ravizza, che agiscono contemporaneamente a Milano fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. La prima, russa trapiantata in Italia, era medico e aveva aderito giovanissima agli ideali del nascente partito socialista. A Milano, dove abitava con Filippo Turati (c'è ancora, in Piazza del Duomo, la lapide che li ricorda) operava entro il partito socialista italiano e nel quotidiano cercava di alleviare con la sua opera di medico le sofferenze di un'umanità immersa nella più desolata miseria materiale e morale.
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