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Una magia di Roth, fare in modo che suo padre Hermann,man mano che si procede nella lettura, diventi anche il nostro di padre,con le sue sofferenze, la sua vita di passioni e impegni, la conclusione della sua esistenza, accompagnato dall'amore e il rispetto di un figlio che, alla fine, siamo tutti noi nel ricordo dei nostri padri. Duro, intimo, che tocca l'animo nelle sue corde più profonde.
Con Patrimonio Philip Roth ci lascia entrare in momento molto delicato della sua vita, ovvero quella della malattia del padre. Viene raccontato tutto con estrema delicatezza, e ho trovato veramente dolci i momenti in cui Roth descrive i racconti della vita passata del padre. Interessante, inoltre, è proprio il modo in cui l’autore parla di suo padre, che è sempre stato un uomo duro quasi burbero ma che a causa della sua malattia tende man mano anche lui ad ammorbidirsi e questo cambiamento fa capire a Roth che suo padre è giunto alla fine della sua vita. Il libro è veramente dolce e delicato, e riesce a coinvolgere emotivamente il lettore.
Una cronaca diretta, cruda ma estremamente coinvolgente e toccante, della malattia e della morte del padre dell’autore. I temi sono quelli consueti di Roth: la malattia, il dolore, il degrado fisico, la morte, al solito affrontati con un linguaggio lucido, duro e diretto. Un memoriale sul confronto tra due generazioni, sul ribaltamento dei ruoli (il figlio che si fa mamma) e sul desiderio/necessità di mantenere vivo il ricordo di quelle radici familiari etniche e religiose fino ad allora vissute come opprimenti, soffocanti e castranti e che, invece, finiscono con l'apparire come il lascito più importante e significativo (il patrimonio del titolo) da parte del genitore. Un libro “Per la nostra famiglia, i vivi e i morti” come recita la dedica dell’autore.
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