I pescatori di mezzanotte

Recita bene la quarta di copertina: racconti ispirati al neorealismo jap, peccato per disegni mediocri e storie poco incisive

Per la collana gekiga, ecco un altro dei capolavori di Yoshihiro Tatsumi. Drammi e difetti della società nipponica dell'epoca, in contrapposizione alla leggerezza del manga tezukiano o di altri autori affini al cosiddetto "dio dei manga". Una piccola, imperdibile gemma, proveniente direttamente da uno dei maggiori esponenti di questo movimento fumettistico.

Splendida raccolta del fondatore del Gekiga, composta da nove storie brevi originariamente apparse su varie riviste giapponesi nei primi anni settanta. Scenario viene qui raffigurato, o in alcuni casi reinterpretato, con sensibilità acuta. Leggendo questi racconti ci si ritrova all'interno di in un mondo chiuso, quasi claustrofobico, che non permette a nessuno di fuggire dalla propria condizione sociale, dal proprio passato, dal futuro, e più in generale da se stessi. Le frequenti raffigurazioni dei decadenti ma bellissimi paesaggi urbani giapponesi sembrano essere una vivida rappresentazione visiva di questo sentimento. Seppur con una (apparente) eccezione, lo stile dei racconti è quello tipico dell'autore, ovvero realista e diretto, senza virtuosismi e poco teatrale, mentre la trama, sempre piuttosto rarefatta, lascia spazio alla rappresentazione psicologica dei personaggi. Questi elementi contribuiscono ad una lettura molto scorrevole, immediata ed immersiva. Attraverso i suoi racconti, Yoshihiro Tatsumi è in grado di trasmettere la propria sensibilità e visione del mondo che lo circonda in modo a dir poco cristallino.