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La trama appariva interessante: l'idea di una bambina di 12 anni che indaga per trovare l'assassino del fratellino avvenuto 7 anni prima aveva catturato la mia attenzione. Ma il libro ha deluso le mie aspettative risultando fin troppo prolisso. Bella l'ambientazione e ben delineati i personaggi ma la storia non convince: inizia bene, si sviluppa quanto basta per indurti a continuare ma poi ci si smarrisce. Ero tentata di fermarmi a metà ma ho continuato la lettura per capire se a poco a poco avrebbe soddisfatto le mie aspettative. Invece anche il finale è deludente, addirittura affrettato e lascia perplessi.
Ho amato tutti i romanzi di Donna Tartt, i suoi personaggi restano con te molto più a lungo delle fine del libro. I suoi romanzi richiedono giorni di sospensione dopo averli finiti... non si può leggere un'altra storia immediatamente, devi staccarti prima dalle sue. Il piccolo amico è una storia bellissima, dura e complicata, personaggi indimenticabili e terribilimente veri (anche nelle loro debolezze e mancanze), Harriet è la protagonista che non si riesce a non amare... Altri trovano pesanti, descrittivi in modo eccessivo i romanzi della Tartt, forse lo sono, ma ogni riga ti aiuta a trovarti lì. Dopo aver letto il piccolo amico mi sembra di esserci vissuta un po' anch'io in Mississipi, e non sto scherzando. E se proprio uno non ce la fa, salti le pagine e segua la storia (diritto del lettore sancito da Pennac, saltare le pagine si può!). Io ho ribrezzo dei serpenti ed ho saltato le pagine dove c'erano dettagli legati ad essi, ma la storia non me la sarei persa per nulla al mondo.
Definirlo un giallo è poco e sbagliato. È un romanzo di crescita, una saga familiare, ma non solo . È un esempio di scrittura mirabile, attenta ai particolari , alle descrizioni analitiche, al coinvolgimento emotivo del lettore. Un capolavoro di scrittura, com' è stato un capolavoro Il Cardellino. E non è importante sapere alla fine chi ha ucciso Robin.
Recensioni
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«Per tutta la sua fanciullezza Harriet aveva trascorso lunghe ore felici a meditare sdraiata sul pavimento, mentre la luce danzava e volteggiava nel fermacarte, poi tremava e spariva, e i raggi del sole accendevano ora qua ora là le pareti verdeazzurro. Il tappeto a fiorami era stato il suo tavolo da gioco, il suo campo di battaglia personale.»
Dopo quasi dieci anni di silenzio, Donna Tartt pubblica il suo secondo romanzo. Il perché del lungo periodo di silenzio è stato dalla stessa autrice giustificato con l'esigenza di rivedere e rifinire il testo fino a che non raggiunge un buon equilibrio stilistico: anche per la stesura di Dio di illusioni, il suo primo romanzo che l'aveva immediatamente posta tra le personalità di rilievo della letteratura contemporanea, aveva utilizzato un lungo periodo di rielaborazione. Già queste affermazioni, in epoca in cui i romanzi vengono sfornati dagli scrittori con la rapidità di una collezione di moda, indica la serietà e la cura con cui questi romanzi nascono e giungono nelle mani dei lettori. Al di là delle considerazioni di metodo (per altro da non sottovalutare) Il piccolo amico è davvero un romanzo notevole. Grande equilibrio stilistico, accurata scelta linguistica, attenzione a tutti i personaggi presentati anche ai meno significativi rispetto alla trama. E inoltre una storia tutt'altro che scontata che, senza colpi di scena teatrali, si evolve con i ritmi della vita e con le incongruenze della realtà che non colloca mai tutti i tasselli al posto più prevedibile eppure che ha una sua logica e una sua strana coerenza. Ma a tutto ciò va aggiunta la profondità con cui sa proporre la psicologia della protagonista, una ragazzina di dodici anni segnata fin dai primi mesi di vita da una vicenda sconvolgente: l'assassinio del fratellino di nove anni per cui non si è mai trovato un colpevole. Quella tragedia, a cui avevano assistito Harriet (la protagonista) di sei mesi e Allison, la sorella di quattro anni, aveva completamente annientato psicologicamente la madre Charlotte, provocato il definitivo allontanamento del padre e trasformato la loro casa in un luogo di silenzio senza affetti e senza calore. In questo contesto, in cui l'assassinio di Robin non viene mai citato ma incombe costantemente sui familiari, i vicini di casa, e in generale su tutti gli abitanti della cittadina descritta, tipica della provincia americana, cresce Harriet. È una ragazzina particolare: dura, dal carattere forte e un po' arrogante, molto intelligente e autonoma, così diversa dalla sognante sorella maggiore probabilmente segnata dal ricordo infantile traumatico dell'assassinio del fratello che si rifiuta di far riaffiorare. Harriet ha solo un grande amico, un compagno di scuola l'unico a cui confida il suo progetto, elaborato nelle sere trascorse nella grande casa in cui madre e sorella dormivano: vendicare il fratello, punire personalmente il colpevole.
Ma la trama in fondo esile che attraversa le quasi settecento pagine del romanzo non esaurisce di certo il merito e l'interesse di quest'opera che è un intensa fotografia della realtà americana degli anni Settanta e un ottimo ritratto delle personalità complesse e contraddittorie che la vivono.
A cura di Wuz.it
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