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Non fossero bastate le tragedie di ogni giorno, gli attacchi scriteriati che consentivano di avanzare di qualche centinaio di metri a prezzo di perdite spaventose, i nostri soldati della Grande Guerra dovevano temere anche il regime di ferrea disciplina imposto e che prevedeva per ogni mancanza, anche la più lieve, pene severissime. Eppure l’orrore era talmente imperante che molti ricorrevano all’autolesionismo per fuggire da quell’inferno; c’era gente che si sparava a un dito, altri che si provocavano infezioni, altri ancora che con metodi empirici si accecavano, ma il comando era vigile, per principio non credeva a una ferita accidentale o avvenuta nel corso di uno scontro, e così in tanti andavano al Tribunale militare in processi che raramente si concludevano con un’assoluzione, ma che sovente terminavano con pene detentive di non poco conto e in taluni casi anche con la morte per fucilazione; a maggior ragione venivano punite con la massima severità le frequenti diserzioni, lo sbandamento davanti al nemico, e non mancavano i reati di opinione, sia di tipo politico che di semplice sfogo individuale, tutti sanzionati con una fermezza raramente riscontrabile. Le ordinanze di Cadorna poi furono sempre tese a instaurare un regime di terrore, con l’espresso invito ai giudici di non andar tanto per il sottile e fu così che l’esercito italiano fu quello che, raffrontato alla sua entità, ebbe in percentuale il maggior numero di denunce, il maggior numero di processi e il maggior numero di condanne a morte. Nel computo poi non rientrano le crudeli decimazioni, quasi sempre ingiustificate, e le diffusissime renitenze alla leva. Insomma, per dirla breve Cadorna alla vigilia di Caporetto si trovò a comandare truppe stanchissime e impaurite per la severità dei metodi imperanti, e forse anche questo contribuì alla disfatta. Il libro è estremamente interessante, anche perché affronta un tema non frequentemente trattato, e pertanto la lettura è senz’altro consigliata.
Le due introduzioni storiche da parte degli autori permettono di capire ed entrare nell'ottica di chi ha scritto le sentenze che sono elencate in seguito. La raccolta è esauriente per diversità e permette di avere l'idea di come molti combattenti la pensassero, al di là di ogni retorica. Interessanti sono anche le posizioni da parte degli organi militari preposti al giudizio che fanno trasparire come le guide politico-militari non fossero in sintonia con chi la guerra doveva combatterla fisicamente.
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