Prigionieri del paradiso

Uno dei più bei libri che abbia mai letto, il paragone che mi salta agli occhi è con i fratelli Karamazov.. solo chi ha trsferito il cervello in pancia può scrivere un tale romanzo.

Peccato. Bella l'intenzione dell'autore che non tratteggia il personaggio principale, quasi inesistente, bensì coloro che con lui hanno a che fare. Purtroppo il libro risulta estremamente noioso e squilibrato, i personaggi risultano antipatici e le loro tante parole spesso astruse.... prigionieri delle loro parole.... che non coinvolgono mai il lettore ma, al contrario, lo annoiano fino alla fine.

Scena iniziale di alcune pagine circa un'asta e da lì a seguire un cambio di visuale, interesse, uno scambio continuo e frenetico di posto su chi stiamo inquadrando e chi si presenta sul set (indimenticabile l'arrivo del protagonista con suo sgangherato carro con robe e figlie in bilico), con caratteristiche tra le più minute da ignorare poi l'attimo seguente perché tanto non avranno interesse. La figura maniaco depressa del prete è pagine in cui infilarsi dentro fiduciosi di poterne poi uscire. Libro che ha bisogno di tempo, silenzio e dedizione assoluta per non rischiare di prenderlo in antipatia, viceversa sarà una meraviglia.