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Da leggere con calma. bellissimo, peccato che sia così corto o forse bene così (è perfetto). Molto belle anche le considerazioni di Sciascia. Perfetto.
Piccolo libricino, ma geniale e pregno di significati. Lo consiglio vivamente.
Leonardo Sciascia definisce questo racconto "uno dei più perfetti che abbia tradotto". Elio Lamia, incontra sulle colline di Baia, Ponzio Pilato. Dall'ultima volta che si sono incontrati sono passati vent'anni. Pilato allora era il procuratore della Giudea, mentre Lamia era stato esiliato per avere intrattenuto una relazione illecita con Lepida, moglie di Sulpicio Quirino. Pilato ed Elio si erano conosciuti a Cesarea ed erano diventati amici. Ora a Baia, dove si sono recati per curare i reumatismi, si lasciano andare ai ricordi di quel tempo andato. Quando Lamia chiede a Pilato se si rammenta del giovane taumaturgo che venne crocefisso, quest'ultimo, " aggrotta le sopracciglia, si porta la mano sulla fronte come chi vuole trovare un ricordo", risponde: "Gesù? Gesù il Nazareno? No, non ricordo".
Recensioni
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Anatole France pubblicò questo racconto nel 1902. Da allora, e fino agli anni Venti, ha avuto un destino di splendido isolamento: edizioni numerate, rare, ornate di incisioni originali, tipograficamente perfette. è un isolamento che il racconto merita e che continuiamo a dargli presentandolo nella traduzione di Leonardo Sciascia a un pubblico più vasto. è - come dice Sciascia - un apologo e un'apologia dello scetticismo: forse particolarmente salutare in un momento in cui muoiono le certezze al tempo stesso che di certezze si muore.
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