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Dentro questa raccolta, credo vi siano alcune delle migliori produzioni "yatesiane" e poi il semplice fatto che siano racconti pubblicati postumi, rende tutto ancora più dannatamente affascinante ed eloquente.
La casa editrice Minimum Fax prosegue nella sua meritoria opera di diffusione degli scritti di Richard Yates, proponendo questi nove racconti introdotti da un'acuta ed esauriente prefazione di Nicola Lagioia. Lo scrittore americano, nato nel 1926 e morto nel 92, "sfortunato irascibile semialcolizzato", viene accostato ad altri mitici cantori statunitensi del 900 (Fitzgerald, Salinger, Carver) per la sua capacità di rappresentare con asciutta obiettività "l'abisso dietro l'edificante quadretto" di una società che nasconde a se stessa il suo disagio, i suoi fallimenti, spesso il vizio o la disperazione. Richard Yates parla della piccola e media borghesia americana reduce dal secondo conflitto mondiale, che tenta di nascondere nella superficialità dei riti collettivi (il lavoro, le feste, i viaggi, l'alcol, i divorzi) il sentimento che sembra dominare qualsiasi rapporto sociale e familiare: la delusione. I protagonisti di questi racconti appaiono infatti sempre più delusi che tormentati. Delusi da se stessi, dai parenti, dai superiori, da Dio. Che si tratti della bambina accusata ingiustamente di un furto dalla zia intransigente e miope, o dell'impiegata che si regala un futile viaggio in Europa in cerca di facili avventure prima del matrimonio, o dei due soldati che scambiano lo scampanio pasquale di una chiesa tedesca per l'annuncio della fine della guerra, o di reduci millantatori di prodezze belliche, o di un marito abbandonato che cerca vanamente approcci di revanche al bar con la cameriera, questi personaggi risultano tutti dei perdenti. E non arrabbiati, non vendicativi, non decisi a riscattarsi. Semplicemente rassegnati alle loro piccole esistenze prive di sogni. Yates li segue nelle farneticazioni mentali, nelle esitazioni comportamentali, nelle sconfitte accettate con fatalità: e la sua scrittura è puntuale, scabra, oggettiva. "Un'ineffabile sensazioni da orchestrina sul Titanic", come scrive giustamente Lagioia.
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