Quartetti per oboe
Classica temerarietàFranz Joseph Rosinack fu una persona veramente fantasiosa. In quanto primo oboe dell’Orchestra Fürstenberg di Donaueschingen, questo espatriato boemo arrangiò per il suo strumenti i capolavori dei compositori suoi contemporanei, in modo da poterli eseguire nei suoi brillanti concerti solistici. La sua temerarietà appare evidente in tutta la sua sfrontatezza dal fatto che osò porre mano addirittura ai quartetti per archi di Franz Joseph Haydn, dando vita peraltro a opere quanto mai gradevoli. In questa attesissima ristampa di un titolo della MDG fuori catalogo da molti anni Gernot Schmalfuss e i membri del Consortium Classicum presentano in prima registrazione mondiale due di questi quartetti trascritti per oboe e archi e il grande capolavoro concepito per questo organico da Mozart, un abbinamento straordinariamente affascinante, che saprà conquistare anche gli intenditori dai gusti più esigenti.Profondi interventi strumentaliRosinack non deve averci messo molto per rendersi conto che per trascrivere queste opere non bastava affidare sic et simpliciter la parte del primo violino all’oboe. Per questo motivo, Rosinack decise di scrivere parti completamente nuove basate su quelle dei due violini, tenendo in debita considerazione le caratteristiche tecniche ed espressive dell’oboe. Facendo leva sulla tecnica delle ottave, Rosinack garantì all’oboe una posizione di vantaggio, assegnando al violino i passaggi più vicini alla sua tecnica e ottenendo in questo modo sonorità del tutto nuove, senza essere costretto a modificare in misura apprezzabile la struttura di queste opere. In questo modo, da opere complesse e dai contenuti profondamente spirituali emersero quasi per magia brani da concerto intrisi del scintillante fascino delle serenate.Uno straordinario brano originaleIl Quartetto per oboe e archi KV.370 di Mozart possiede questo carattere anche nella sua forma originale. In ogni caso, in questo lavoro è possibile notare un lato introverso molto più sviluppato di quanto ci si potrebbe aspettare da quella che in fondo era stata concepita come una gaia opera salottiera. Infatti, con la sua cupa tonalità di re minore l’Adagio aggiunge spunti decisamente seriosi a un’opera che per il resto è pervasa da un’atmosfera brillante ed estremamente gradevole. Per la verità, anche il primo movimento e il Finale riservano più di una sorpresa all’ascoltatore, grazie alla presenza di diversi colpi di genio del grande compositore salisburghese. Per fare solo un esempio, nel Rondò in stile francese compaiono all’improvviso repentini scarti ritmici, che vengono poi ripresi – come se nulla fosse – nell’esuberante ritornello.Il trionfo di un grande specialistaI componenti del Consortium Classicum sono riusciti a rendere il tono spensierato da serenata di queste opere come nessun altro ensemble. La meravigliosa vena melodica viene esaltata al massimo grado da Gernot Schmalfuss, da molti anni uno dei componenti di punta del Consortium Classicum e tra i più grandi conoscitori di questo particolarissimo repertorio, che viene accompagnato con molto buon gusto da tre archi. Nel complesso, si tratta di musica di raffinato divertimento eseguita nella maniera migliore possibile.
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Compositore:
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Supporto:CD Audio
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Numero supporti:1
Disco 1
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