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Un libro che non rende veramente merito a Dino Campana, ma nemmeno se ne discosta così tanto. Forse più che una riscotruzione critica e storica, più che un'opera biografica, deve essere letto come romanzo, come personale ricostruzione di fatti mai del tutto provati, non documentabili. E così l'autrice costruisce un'opera completa e leggibile sino in fondo.
Sul nido del cuculo. C'è qualcosa di veramente irritante nel progetto di questa donna; qualcosa di storto nella sua scrittura. Sarà l'uso di termini scontati quali 'ambaradàn' e 'bailamme' nella stessa pagina; l'abuso del 'ché' e il ficcare ripetutamente il suo cognome nel testo e nella storia (sebbene esso corrisponda a persona reale) che mi è sembrato un evitabile autocompiacimento. Lei scrive come se fosse Dino Campana; al posto di Dino Campana, inventando una prosa, e forse una storia, come lei pensa l'avrebbe inventata o vissuta lui, ma durante la lettura, un pensiero mi disturbava: fake. Brutto dirlo in inglese, e poi è un termine inflazionato, ma esprime con concisione ed immediatezza quello che voglio dire. Però è un libro da leggere, perché è originale e profondo nell'approccio al poeta, nella brillantezza dell'idea di comporlo così, e nella potenza delle suggestioni, ma ho dovuto - finzione per finzione - immergermi in questo diario magmatico, onirico e allucinato fatto di dialoghi, lettere e telefonate immaginarie, come se veramente l'avesse scritto lui, e non (anche se brava) un'opportunista volata sul suo nido. Solo così, secondo la mia interpretazione sghemba e contraddittoria, mi quaglia.
Per carità, basta con le invenzioni su Dino Campana.Sul suo viaggio in Argentina non si conosce nulla, neanche se in realtà egli vi abbia soggiornato. Poi, sul ricovero nel manicomio di Castel Pulci, al di là delle poche notizie che ci fornisce un biografo distratto come il medico Carlo Pariani (l'autrice del libro è forse una sua lontana parente ? ) poco o niente ci è dato di sapere. Se questa piccola opera è una fantasia romanzata non ci convince minimamente, se è invece una pretesa biografia del grande poeta incompreso allora veramente le " campane" ( lapsus freudiano ?) suonano a morto.
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