La rabbia - copertina
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La rabbia
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Descrizione


Vent'anni dopo "Gioventù cannibale", un gruppo di narratori spariglia improvvisamente le carte e trova un linguaggio inedito non solo per testimoniare, ma anche per sfidare il nostro tempo. Sono nati tra il 1978 e il 1992, anni in cui l'Italia covava la crisi che ha cancellato ogni idea di futuro. Sono autori di fumetti, arrivano dalla fucina di Crack!, il festival nato al Forte Prenestino: spaziano dal manga al punk, dall'underground al pop, e narrano storie metropolitane, visionarie, taglienti, comiche, rabbiose. Non è la rabbia di chi ha perso la partita, ma quella di chi non ha nemmeno potuto giocarla. La rabbia di chi è rimasto bloccato in ascensore per un fine settimana che dura da una vita. Di chi non ha trovato un posto in questo mondo, eppure sa raccontarlo come nessun altro. Se una volta la rabbia era un sentimento collettivo, di azione politica, oggi che il mondo la umilia si trasforma in confessione, in diario quotidiano - minimalista, tragico o surreale - dove la posta in gioco è l'identità di un'intera generazione.

Dettagli

11 ottobre 2016
329 p., ill. , Brossura
9788806230937

Valutazioni e recensioni

  • Veronica Lupica

    progetto collettivo di diversi fumettisti italiani nati intorno agli anni ’80 e capitanati da Zerocalcare, forse il più rappresentativo e conosciuto tra gli artisti scelti per questo progetto. Il volume è composto da otto racconti, legati da un filo conduttore che è, appunto, quello della rabbia. Rabbia per appartenere generazione sbagliata, la generazione che risente maggiormente del crollo economico, la generazione alla quale sono stati negati, forse, anche i sogni. Una buona parte dei racconti hanno un che di onirico, e forse per questo non risultano di semplicissima lettura, ma a mio avviso questo serve solo a dimostrare che il fumetto non è letteratura minore, ma letteratura a tutti gli effetti. Come tale, quindi, può aver bisogno di una seconda lettura per essere apprezzata appieno. In generale, ho trovato tutti i racconti ben sceneggiati e il progetto organico nel suo complesso. Consigliato.

  • “Rabbia” è una raccolta di otto fumetti, ciascuno scritto e presentato da un autore diverso. L’obiettivo comune doveva essere quello di dare uno spaccato della generazione di questi artisti, che sa ridere di se stessa, ma che è anche profondamente delusa e arrabbiata della società che la circonda. Personalmente non ricomprerei questo libro perché degli otto fumetti sono riuscito ad apprezzarne solo due/tre. Alcuni di essi, infatti, li ho percepiti o troppo onirici oppure sconclusionati, senza perciò riuscire a capire cosa volessero trasmettere e senza trovare un reale filo conduttore tra tutte le storie. Davvero un peccato perché si tratta di un bel progetto, il quale mette luce su una realtà, quella del fumetto, che resta troppo spesso in ombra e alla quale, io stesso, mi sono avvicinato da poco.

  • Nell’introduzione al volume, scritta da Luca Raffaelli, proprio alla fine c’è come una minaccia, e cioè che da questa “rabbia” potrebbe nascere un’idea diversa di mondo. E poi Raffaelli aggiunge: “Attenti”. Bene, sinceramente non vedo l’ora, e spero che la “minaccia” diventi molto reale. Perché è da tanto che leggo fumetti, da quando, per farmi stare buono sul vasino, mamma mi metteva in mano un fumetto e io rimanevo imbambolato e imprigionato dai colori e dai disegni. E anche se non sapevo leggere la fantasia si sprigionava in mille immagini e storie immaginarie tutte mie. Mi sono sempre piaciuti i fumetti. Immagini, colori, linee, bianchi e neri e retini, e tante storie. Reali, immaginarie, vere e verosimili, biografiche o assurde. Quando si ha la possibilità di mettere le mani su qualcosa di “diverso” è sempre fantastico. Zerocalcare in copertina in primo piano aiuta, ma tutti i disegni intorno accendono la fantasia, come una volta. Certo, da Zero sai già, bene o male, cosa aspettarti, mentre le tavole di Ratigher, di Filosa/Noce e di Hurricane, pur rimanendo nella “struttura classica” del fumetto raccontano in maniera diversa storie contemporanee, dal gusto forte. Più difficili le storie di Tso/Primosig, Nomisake/Trapani e Sonno, perché diverso il modo di raccontare, più libero e non vincolato a schemi di sorta. Anche se non le capisco, chi se ne frega, mi piacciono ugualmente. Ma la meraviglia di questo volume sono le tavole, e la storia, di Bambi Kramer. Fantastiche e indescrivibili, allucinanti, così come la storia narrata, essa stessa allucinante. Il senso di tutto lo fornisce, alla fine del libro, il testo e i fumetti di Valerio Bindi. Non rimane che sperare, per me, che questi autori, e anche altri, possano ancora pubblicare libri così, per riaccendere la fantasia, e per narrare in modo diverso.

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