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Racconti - Anton Cechov - copertina
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Racconti - Anton Cechov - copertina
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Descrizione


Dalle novelle d'esordio, di timbro prevalentemente comico e grottesco, in cui è ancora presente l'influsso di Gogol', ai capolavori della maturità, dominati da una vena malinconica e pessimistica - La steppa (1888), Il duello (1892), La corsia n. 6 (1892), Il monaco nero (1894), La signora col cagnolino (1899) - i racconti di ˇCechov evocano una drammaticità esistenziale trattenuta e sommessa. Poveri d'azione e quasi privi di intreccio, ma attenti alle più piccole incrinature dell'anima, hanno come protagonisti individui incompresi, umiliati, sconfitti dalla vita, vittime di equivoci e di autoinganni: un campionario di frustrazioni e mediocrità, dove trionfano l'impotenza ad agire e l'incapacità di comunicare. L'intera parabola narrativa di ˇCechov testimonia uno degli aspetti fondamentali della sua arte: quella sorta di dolente distacco dalle vicende descritte che riecheggia lo smarrimento di un'epoca e l'inerzia spirituale della società russa di fronte ai sintomi della propria decadenza morale e intellettuale.
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Dettagli

2004
Tascabile
23 febbraio 2004
2 voll., XXX-1328 p.
9788811370154

Valutazioni e recensioni

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Filippo Giordano
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Nel racconto “Il monaco nero” un giovane intellettuale stressato in cerca di nuova vigoria, accetta l’invito di amici a trascorrere un periodo di riposo in campagna. Nel mentre ritempra il proprio spirito passeggiando in mezzo alla natura va in estasi colmando la propria eccitazione sdoppiando da sé il proprio alter ego e raffigurandoselo come un monaco col quale intrattiene solitari e gratificanti colloqui. Per qualche tempo riesce a non fare trapelare le sue visioni e nel frattempo colma la propria estasi sposandosi. Ma la moglie una notte lo sorprende durante uno dei suoi solitari colloqui e lo induce a farsi curare questa strana pazzia che lo esalta facendogli credere di essere un “eletto di Dio”. Ridiventato normale dopo la cura, recrimina di avere perso la gioia della vita incolpando moglie e suocero di averlo indotto ad abbracciare le ovvie consuetudini . Si può interpretare come una riflessione sulla sensazione di disadattamento sociale sofferta dai precursori delle scienze a causa delle “visioni” solitarie di cui godono in anteprima, visioni che li isolano e li distaccano dagli altri comuni mortali. Ma questo è solo uno dei tanti bei racconti dell'opera.

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Cialtroni orrendi riveriti come autorità quasi divine, burocrati turpi, funzionari inguardabili al centro di meschinità che finiscono per scoprirli nel ridicolo più vergognoso, quel confronto fra ceti che pesa e misura tutto nelle storie fra popoli e carriere. Un affresco di destini e caratteri che ondeggia dal dissoluto al patetico, dal commovente all'assurdo, e che incanta in ogni prova come una sinfonia dalle mille tonalità, dai movimenti cangianti, sotto lo sguardo e la mano di un creatore maiuscolo. Si può solo tremare leggendo "Sosta durante un viaggio" o "Nemici", due febbri di impareggiabile bellezza: "Quella delicata e inafferrabile bellezza del dolore umano che non si arriverà tanto presto a comprendere e a descrivere e che solo la musica, a quanto pare, sa esprimere". Alcuni racconti finiscono di colpo, senza una chiusa chiara, così, in una specie di buffa sospensione che è come se lasciasse al lettore la libertà di interpretarli, in altri le deviazioni dal tremendo alla macchietta diventano come un solo corpo, nell'idea che quella, né più né meno, è la natura umana, coi suoi sogni infranti, le sue codardie di fondo, sottomissioni e vanità da niente. Capolavoro pazzesco su questo tema è "Il vendicatore", l'uomo che entra nell'armeria deciso a comprare una pistola per uccidere la moglie traditrice. L'esito si alza da solo sulle navate dell'arte novellistica come incenso di somma preziosità. Ma spezza il cuore anche "L'album", un quadretto familiare di crudeltà infinita, o "La saltabecca", dove solo la morte scuote fin nelle viscere più aperte la verità di un matrimonio. Si potrebbe andare avanti in richiami continui, fra solitudini impaurite che la vita tenta e annienta (L'uomo nell'astuccio), o confessioni di potente onestà morale (Una storia noiosa): "C'è un nuovo alcaloide estratto dal cervello dell'uomo: l'idiotina". Vite scialbe che dispensano vera luce, titoli sontuosi che presto vengono a noia. E' Cechov, uno dei cuori più belli mai esistiti.

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Vito Colotti
Recensioni: 5/5

Racconti,diretti,semplici,profondi.L'autore è molto geniale non a caso uno dei preferiti da Bukowski insieme agli intramontabili altri suoi preferiti. D<a leggere soprattutto la stanza numero 6 e la mia vita.Interessante il monaco nero e gli altri

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Anton Cechov

1860, Taganrog (Russia)

Scrittore e drammaturgo russo. Cresciuto in una famiglia economicamente disagiata, si trasferì nel 1879 a Mosca dove si iscrisse alla facoltà di Medicina. Laureatosi nel 1884, esercitò solo saltuariamente, dedicandosi esclusivamente all'attività letteraria. Nel 1890 raggiunse attraverso la Siberia l'isola di Sachalin, sede di una colonia penale, e sulle condizioni disumane in cui vivevano i forzati scrisse L'isola di Sachalin. Minato dalla tubercolosi, passò vari anni nella piccola tenuta di Melichovo, nei pressi di Mosca. Nel 1895 conobbe Tolstoj, cui rimase legato da amicizia per tutta la vita. Nel 1900 venne eletto membro onorario dell'Accademia russa delle scienze, ma si dimise due anni dopo per protesta contro l'espulsione di Gor'kij. Nel 1901 si sposò....

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