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Nel racconto “Il monaco nero” un giovane intellettuale stressato in cerca di nuova vigoria, accetta l’invito di amici a trascorrere un periodo di riposo in campagna. Nel mentre ritempra il proprio spirito passeggiando in mezzo alla natura va in estasi colmando la propria eccitazione sdoppiando da sé il proprio alter ego e raffigurandoselo come un monaco col quale intrattiene solitari e gratificanti colloqui. Per qualche tempo riesce a non fare trapelare le sue visioni e nel frattempo colma la propria estasi sposandosi. Ma la moglie una notte lo sorprende durante uno dei suoi solitari colloqui e lo induce a farsi curare questa strana pazzia che lo esalta facendogli credere di essere un “eletto di Dio”. Ridiventato normale dopo la cura, recrimina di avere perso la gioia della vita incolpando moglie e suocero di averlo indotto ad abbracciare le ovvie consuetudini . Si può interpretare come una riflessione sulla sensazione di disadattamento sociale sofferta dai precursori delle scienze a causa delle “visioni” solitarie di cui godono in anteprima, visioni che li isolano e li distaccano dagli altri comuni mortali. Ma questo è solo uno dei tanti bei racconti dell'opera.
Cialtroni orrendi riveriti come autorità quasi divine, burocrati turpi, funzionari inguardabili al centro di meschinità che finiscono per scoprirli nel ridicolo più vergognoso, quel confronto fra ceti che pesa e misura tutto nelle storie fra popoli e carriere. Un affresco di destini e caratteri che ondeggia dal dissoluto al patetico, dal commovente all'assurdo, e che incanta in ogni prova come una sinfonia dalle mille tonalità, dai movimenti cangianti, sotto lo sguardo e la mano di un creatore maiuscolo. Si può solo tremare leggendo "Sosta durante un viaggio" o "Nemici", due febbri di impareggiabile bellezza: "Quella delicata e inafferrabile bellezza del dolore umano che non si arriverà tanto presto a comprendere e a descrivere e che solo la musica, a quanto pare, sa esprimere". Alcuni racconti finiscono di colpo, senza una chiusa chiara, così, in una specie di buffa sospensione che è come se lasciasse al lettore la libertà di interpretarli, in altri le deviazioni dal tremendo alla macchietta diventano come un solo corpo, nell'idea che quella, né più né meno, è la natura umana, coi suoi sogni infranti, le sue codardie di fondo, sottomissioni e vanità da niente. Capolavoro pazzesco su questo tema è "Il vendicatore", l'uomo che entra nell'armeria deciso a comprare una pistola per uccidere la moglie traditrice. L'esito si alza da solo sulle navate dell'arte novellistica come incenso di somma preziosità. Ma spezza il cuore anche "L'album", un quadretto familiare di crudeltà infinita, o "La saltabecca", dove solo la morte scuote fin nelle viscere più aperte la verità di un matrimonio. Si potrebbe andare avanti in richiami continui, fra solitudini impaurite che la vita tenta e annienta (L'uomo nell'astuccio), o confessioni di potente onestà morale (Una storia noiosa): "C'è un nuovo alcaloide estratto dal cervello dell'uomo: l'idiotina". Vite scialbe che dispensano vera luce, titoli sontuosi che presto vengono a noia. E' Cechov, uno dei cuori più belli mai esistiti.
Racconti,diretti,semplici,profondi.L'autore è molto geniale non a caso uno dei preferiti da Bukowski insieme agli intramontabili altri suoi preferiti. D<a leggere soprattutto la stanza numero 6 e la mia vita.Interessante il monaco nero e gli altri
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