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Ho sentito, molto forte, nei racconti dei ragazzi il confronto tra ideale e reale, tra i loro (vecchi? abbandonati? dimenticati?) sogni di infanzia e ciò che la vita li ha portati a essere. Perché, in fondo la vita è così, è un susseguirsi di scelte (a volte volute, altre volte forzate) e di compromessi, è sapersi adattare per sopravvivere, per restare a galla. Questo è ciò che fanno Paolo, Marco, Giuliano e gli altri ragazzi della casa. Non solo marchette, non solo incontri perversi e clandestini con chissà quale uomo voglioso. In loro c'è molto di più e ho apprezzato come questa dimensione intimistica sia venuta fuori nei vari racconti, anche nei personaggi più restii a parlare di sé, anche in quelli che credevano di non aver niente da raccontare. Lo stile dell'autore è, come sempre, flessibile, in grado di adattarsi alle diverse personalità della casa, di tirar fuori i loro pensieri e segreti, di sviscerare emozioni represse, conflitti, aspirazioni, e dare un senso alla normalità di giorni che sembrano ripetersi, ma che invece sono sempre nuovi. Perché, come scopre il povero Luigi, l'imprevisto è in agguato e niente dura per sempre. Nemmeno i giorni nella casa. Nemmeno Mama-San. Consigliato a chi vuole una lettura cruda, senza peli sulla lingua, senza pudicizie, di uno spaccato delle vite di questi giovani prostituti romani.
Recensioni
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"Copro le labbra di uno strato di colore blu. Mi guardo ancora. Una figuradistorta su sfondo bianco. Io sono quello che non ne ha bisogno, quello chevive da solo fuori della Casa. Io sono quello che non ha un nome perché nonha importanza, quello che non ha un colore al posto giusto".In una Casa-Okiya alla periferia di Roma sette ragazzi vivono come geishasotto la guida di un travestito Mama-san. Raccontano in prima persona illoro modo di amare e di vendere il loro corpo.L'omicidio efferato di uno di loro li costringerà a confrontarsi con lapropria fragilità.
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