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A differenza dei suoi predecessori nella collana "Recomposed", della Deutsche Grammophon, Max Richter ha preferito non agire su registrazioni storiche, ma ha preso in mano gli spartiti originali di Vivaldi e li ha rielaborati con vere e proprie operazioni di raffinati copia/incolla. L’intento di Richter era quello di virare in salsa post-minimalista i (riconoscibilissimi) materiali vivaldiani. L'idea non è certo originalissima, ma qui Richter sposta in alto l’asticella della difficoltà. L’idea è di realizzare un intero disco utilizzando esclusivamente frammenti dell’opera originale, anzi, più che di frammenti dovremmo parlare di una vera e propria riscrittura perché tutto il disco viene costruito prendendo in considerazione circa il 25% dello spartito originale e, con il gioco delle ripetizioni e dei contrappunti, viene realizzato un nuovo lavoro continuamente in bilico tra rispetto e tradimento. Perché il fascino dell’ascolto non viene solo dalla (comunque ottima) qualità del lavoro richteriano, ma dal fatto che a questa si aggiunge il divertimento e il gusto del continuo riconoscere i materiali originali e del sentirli continuamente deviare verso direzioni (apparentemente) sbagliate, un continuo rincorrersi di senso tra consuetudine e sorpresa che diverte e convince. Tra i momenti più felici l’iniziale e spettacolare spirale ascendente di “Spring 0/Spring 1“, l’esaltante “Summer 3” che sfrutta al meglio le vertigini presenti nell’originale per poi intubarsi in un finale para-ambient, la divertente “Autumn 1” che danza intorno all’autunno vivaldiano con continui stop&go, il doppio volto, austero prima ed entusiasta dopo, di “Winter 1“, la linea melodica commovente di “Spring 2“, l’allegria solare di “Spring 3“, la forza e l’energia esplosiva, ma positiva, di “Summer 1” Forse ai puristi non piacerà (e quando mai), ma io l’ascolto ve lo consiglio.
Recensioni
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