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Anno edizione: 2017
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Una simpatica graphic novel popolata da vecchietti e dalle loro diatribe in condominio. Carina.
realistica, degli anziani abitanti di un condominio qualunque, con i loro piccoli litigi e tratti distintivi... almeno finché non scopriamo la realtà in cui questi personaggi vivono, una realtà inquietante, quasi distopica, ma in modo subdolo e costruito benissimo da parte dell'autore, che porta a uno sviluppo dal tono molto, molto diverso rispetto all'inizio leggero e ironico. Sono rimasta davvero sorpresa dalla direzione che ha preso la storia e ho apprezzato molti degli spunti di riflessione proposti; l'unica critica che ho su questa graphic novel riguarda il font in cui sono scritte le battute, che risulta un po' confusionario e difficile da leggere. Ho letto Residenza Arcadia in venti minuti spaccati e mi ha lasciata molto soddisfatta!
Si presenta come una graphic novel comica di diatribe e faide tra vecchietti e condomini. E già di per sè sarebbe perfetto così, con il tratto di Cuello che cattura le mimiche e i tratti un pò ridicoli degli over 60. Ma sorprende sopratutto come la trama prenda tutt'altra strada, imprevedibile e che fa riflettere. Consiglio!
Recensioni
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Ovunque nel mondo stanno prosperando idee di malriposta tolleranza. Idee pericolose e contagiose che si accumulano, che diventano pesanti. Il partito sta permettendo a queste idee di prosperare. E quando le idee attecchiscono preparano il terreno per altre idee. E poi altre. E altre. E altre ancora. E con il tempo, quasi impercettibilmente, quelle idee che all’inizio sembravano blande concessioni finiscono per stravolgere il mondo.
Il condominio. A volte basta solo pronunciare questa parola per sentire un leggero brivido di terrore. Tante persone diverse, con diverse idee, abitudini, esigenze, tutte costrette a vivere sotto lo stesso tetto, a prendere decisioni comuni, a scendere a patti. Può sembrare semplice, ma non lo è. Scontri e battibecchi sono all'ordine del giorno, così come le occhiate minacciose, i saluti forzati e le minacce velate.
E la Residenza Arcadia non fa eccezione. I suoi inquilini passano le giornate a discutere animatamente sul pianerottolo, a parlarsi alle spalle, a scagliarsi immotivati insulti reciproci. Perché ognuno vive del proprio egoismo, pensando solo a ciò che vuole ottenere. E se gli inquilini sono degli strampalati vecchietti il divertimento è assicurato. C'è la rompiscatole che ha sempre qualcosa per cui lamentarsi, la moglie con l'orecchio sempre incollato alla porta per non perdersi nessun pettegolezzo, il marito semifrustrato che scatta foto ai soggetti più assurdi da postare online, e l'ex colonnello che trascorre i giorni in attesa della posta.
L'odio reciproco è di casa, qui a Residenza Arcadia. Ma tutti gli inquilini saranno disposti a mettere da parte rancori e dissapori quando ricevono la notizia che una nuova famiglia sta per traferirsi in un appartamento rimasto sfitto. Basta un attimo, ed ecco l'alleanza. Perché loro "quelli" non ce li vogliono. E faranno di tutto pur di cacciarli, anche a costo di macchiarsi di una colpa gravissima dalla quale non potranno mai redimersi.
Quella che all'inizio può apparire una serie di divertentissimi siparietti sulle fissazioni senili si trasforma bruscamente in qualcos'altro, così, di botto, senza avvisare nessuno. E Daniel Cuello si dimostra bravissimo in questo, nel cambiare ritmo e tono e trasportare il lettore dalla comicità verso situazioni più drammatiche, fino a sconvolgerlo e a tirargli un metaforico cazzotto dritto nello stomaco. Nemmeno i disegni morbidi e quasi caricaturali che ammiravamo all’inizio del racconto ci sembreranno gli stessi, il tratto ci apparirà più pesante e veloce, più aggressivo, quasi, e i colori caldi che davano alla storia un’atmosfera quasi retrò si faranno di colpo soffocanti e ci condurranno in una sorta di prigione mostruosa dalla quale sarà difficile uscire. Ma rinchiusi lì dentro, senza più aria, avremo modo di riflettere: sulla tolleranza, sulla chiusura nei confronti del nuovo e del diverso, e sulla cattiveria e l'egoismo che nascono dalla scarsa conoscenza di chi ci sta vicino.
Recensione di Mauro Ciusani
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