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Bella figura di donna, vincente nonostante il finale agrodolce. Tra i romanzi storici più riusciti, insieme a "Il birraio di Preston".
In questo romanzo si narra infatti una vicenda realmente avvenuta, anche se poco conosciuta: per questo motivo, il romanzo rientra senza dubbio nel genere della microstoria, come La chimera di Vassalli (vedi letture di gennaio) e Il consiglio d'Egitto di Sciascia (vedi letture di febbraio). Protagonista del romanzo è infatti donna Eleonora di Mora moglie del viceré di Sicilia don Angelo de Guzmàn. In seguito alla morte del marito, da tempo malato, la donna diviene eccezionalmente viceré al suo posto, così come scritto nelle ultime volontà del suo consorte. Nonostante le obiezioni che giungono da più parti, e in particolare dal Consiglio che affianca il viceré nel governo dell'isola, donna Eleonora sale al potere e comincia a governare la Sicilia in modo esemplare. In questo modo, tuttavia, si crea anche dei nemici potenti. Questa vicenda, risalente al XVII secolo, è specchio dell'oggi: Eleonora, in quanto donna, si trova ad affrontare il doppio delle difficoltà con cui avrebbe a che fare un suo omologo di sesso maschile, così come avviene ancora oggi, nel 2017, quando una donna si trova a ricoprire un qualsiasi incarico di potere. Questo breve romanzo dunque, riflette sulla condizione delle donne nel mondo moderno e delle difficoltà che si trovano ad affrontare, nonostante siano talvolta più competenti dei loro colleghi uomini. Lo stile di Camilleri è inconfondibile ed anche qui utilizza il suo impasto linguistico tra italiano e siciliano, che lo ha reso famoso con la saga di Montalbano. Inoltre, qui, in alcuni dialoghi, vi è l'introduzione di uno spagnolo fittizio (donna Eleonora si esprime in questa lingua) che può talvolta creare qualche difficoltà di comprensione per un lettore a digiuno di questa lingua, anche se comunque la difficoltà si riduce a poche parole, il cui significato può essere dedotto dal contesto. Altro tratto indispensabile dello stile di Camilleri, che è presente anche qui, è la sua ironia, sottile e spassosa. Oltre alla condizione delle donne,
Partendo da un racconto reale ambientato nel '600 palermitano, Andrea Camilleri costruisce il suo romanzo con la solita maestria e capacità narrativa. Nel diciassettesimo secolo Palermo è governata da un viceré spagnolo ed è preda dell'illegalità e del malgoverno. Improvvisamente il viceré muore e la carica passa a sua moglie, Eleonora di Mora che però, vittima dei giochi di potere, governerà per 28 giorni. In quei pochi giorni, Donna Eleonora riuscirà a fare una piccola rivoluzione sociale, calmierando il prezzo del pane e sostituendo i funzionari corrotti. Una storia antica seppure attuale, una donna che fa il suo dovere senza essere una eroina ma semplicemente rispondendo alla sua vocazione. La scrittura di Camilleri è alta e riesce a mescolare bene la parlata siciliana con quella spagnola, facendoci immergere nella storia e rendendoci ascoltatori, oltre che lettori.
Recensioni
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Correva l’anno 1677 quando, poco dopo essere stato nominato viceré di Sicilia, don Angel de Guzmán fu colto da morte improvvisa. I consiglieri del regno attendevano ancora la nomina di un sostituto, quando inaspettata giunse la notizia di una lettera, una sorta di testamento, che don Angel aveva scritto in caso di morte anticipata. Quale stupore per i consiglieri quando appresero che il defunto aveva nominato sua moglie donna Eleonora di Mora come viceregina! Che disonore essere governati da una donna in una situazione come quella! Non era un mistero che in tutto il regno di Sicilia in seguito ad una serie di circostanze sfavorevoli si era diffusa una tale indigenza che non valeva alcuna regola se non quella della sopravvivenza: i dazi e le gabelle aumentavano ogni giorno, le epidemie di peste e di colera che si erano diffuse negli ultimi anni avevano ridotto la popolazione alla povertà più estrema, al punto che le bestie perivano nei campi e le donne, anche le più giovani, si vendevano pur di non morire di fame. Se nessun governatore uomo era riuscito a far fronte a uno sfacelo simile, come avrebbe potuto porvi rimedio una donna?
Tuttavia, contrariamente al volere dei più, nell’anno 1677 la Sicilia ebbe un viceré anomalo; infatti, senza lasciarsi spaventare dai numerosi oppositori, donna Eleonora sedette a capo del Sacro Regio Consiglio, decisa ad attuare quelle riforme che nessuno prima di lei era riuscito a mettere in atto e a risollevare le sorti della città di Palermo. Per prima cosa prese provvedimenti in favore delle donne: ricostituì il “conservatorio delle vergini pericolanti”, per garantire alle ragazze orfane un sussidio e impedire loro di cadere nel baratro della prostituzione, e in seguito quello delle “ripentite” con l’intento di salvaguardare le ex-prostitute che volevano cambiare vita; da ultimo istituì una dote regia per le ragazze povere che desideravano sposarsi. Inoltre, abbassò il prezzo del pane e dispose una riduzione delle tasse per le famiglie numerose. Il tutto nell’arco dei 28 giorni di una rivoluzione lunare. E molti altri provvedimenti ancora avrebbe attuato se i suoi oppositori - i grandi feudatari, il vescovo della città e il Tribunalde del Sant’Uffizio in particolar modo - non fossero riusciti a trovare un appiglio e fare in modo che fosse richiamata in patria. Così, gli intrighi di palazzo, i delitti e la corruzione diffusa posero fine alla felice rivoluzione che grazie a donna Eleonora aveva visto la rifioritura di Palermo e che putroppo durò appena un ciclo lunare.
Rimaneggiando i fatti storici realmente accaduti a Palermo a partire dall’aprile del 1676, Andrea Camilleri, grazie anche all’alternanza di italiano e dialetto siciliano, ci regala un romanzo pieno di suspense incentrato sulla donna: nella Rivoluzione della luna infatti la figura di Eleonora di Mora, celebre per la sua bellezza, emerge piuttosto per la sua intelligenza, per le sue doti politiche e amministrative, oltre che per il coraggio e la determinazione. Che, attraverso il filtro del romanzo e il riferimento al passato, Camilleri voglia fornirci dei suggerimenti validi anche per il presente?
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