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Un regista di origini turche decide di tornare a casa dopo tanto tempo ma il viaggio gli riserverà non poche sorprese
13 maggio 2016. Orhan Sahin torna a Istanbul dopo vent'anni di assenza volontaria. Come editor deve aiutare Deniz Soysal, famoso regista cinematografico, a finire la scrittura del suo libro. Ma Orhan rimane intrappolato in una città carica di ricordi rimossi. Si ritrova sempre più coinvolto nei legami con i familiari e gli amici di Deniz che sono anche i protagonisti del libro che il regista avrebbe dovuto finire. Soprattutto Neval e Yusuf, la donna e l'uomo a cui Deniz è più legato, entrano prepotentemente anche nella vita di Orhan. Quasi prigioniero nella storia di un altro, Orhan però finisce per indagare soprattutto su sé stesso, riscoprendo emozioni e sentimenti che credeva morti per sempre e che invece tornano a chiedergli il conto per poter riuscire a cambiare la sua vita.
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Una storia che non racconta la città del titolo ma attraverso di essa e in particolare attraverso il Bosforo, la fusione e la sostituzione dei due personaggi, così come lo stretto fonde il Mar Nero al Mare di Marmara. La metropoli turca, in un racconto politicamente corretto, rimane un po’ ai margini e il film risulta anacronistico, visti i contemporanei fatti di cronaca legati al regime di Erdoğan. Il film, come i precedenti dello stesso autore, è una narrazione di stati d’animo e di conflitti psicologici e personali. Non si snoda con una trama di eventi, ma ci accompagna a conoscere le storie di ognuno dei personaggi con lentezza e con lunghi primi piani e dialoghi. Il racconto tiene vivo l’interesse dello spettatore, che comprende da subito la presenza di dettagli da svelare e li attende. Come in un thriller si viene chiamati a comprendere il passato, le sue conseguenze e la logica che lega il tutto, non per trovare l’assassino ma comunque per scovare un colpevole, che non è altro che la vita e i suoi ingranaggi umani. Il protagonista principale è un editor letterario chiamato a supervisionare il lavoro autobiografico di un famoso regista, conoscendo lui stesso i protagonisti del racconto e comprendendo così che talvolta sono completamente diversi da come li ha letti. Il reale e il narrato si mescolano insieme, confondendosi, a tal punto che colui che è stato chiamato a riannodare le fila del racconto, ne diventa protagonista, sostituendosi all’autore e innescando al tempo stesso una rinascita per un passato doloroso. Forse il regista si smarrisce in parte nel cercare un ruolo e tentare di approfondirlo per ogni personaggio, cadendo talvolta nel manierismo di dialoghi che suonano come aforismi. Nel complesso un film vedibile, di certo non tra i migliori del regista, ma apprezzabile per tensione narrativa, attori e fotografia.
uno dei pochi film di Ozpetek che non mi è piaciuto
Recensioni
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Ferzan Ozpetek torna nella nativa Turchia per mettere in scena il romanzo che ha dedicato alla madre
Trama
Orhan Sahin, uno scrittore che deve la sua fama a una raccolta di favole anatoliche (e che porta il nome del premio Nobel turco Pamuk), torna ad Istanbul dopo vent'anni di esilio autoimposto a Londra. Il suo compito è fare da editor a un celeberrimo regista, Deniz Soysal, che ha scritto un libro in cui sono contenuti ricordi d'infanzia e giovinezza, nonché amori, amici e parenti: questi ultimi ancora vivi e presenti nella Istanbul contemporanea, e pronti a presentarsi al cospetto di Orhan. Soysal invece, dopo un breve contatto iniziale, scompare, come per lasciare il suo posto all'editor venuto dall'Inghilterra. Sahin raccoglierà suo malgrado il testimone del regista entrando nella sua vita e nel suo mondo degli affetti, con un coinvolgimento personale che sorprenderà lui per primo.
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