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Il tentativo è quindi quello di inserire la storia e le vicende relative al Collegio di San Adriano nel più ampio ambito delle vicende storiche e civili del Mezzogiorno d’Italia. Si deve dire che il tentativo è solo parzialmente riuscito però, interessantissimo è infatti il primo volume dove l’origine del collegio (fondato da San Nilo, quindi prima Cenobio Basiliano e poi, successivamente, Badia) viene inquadrata nella fervida attività religiosa che si svolgeva alla fine del primo millennio nell’area tra Calabria e Basilicata, quando la Calabria ancora dipendeva da Bisanzio. Viene tratteggiata la vita del Santo in relazione alle condizioni della Calabria dell’epoca ed agli eventi storici contemporanei, per poi evidenziare come con il venir meno del potere di Bisanzio, sostituito da quello Normanno, e poi da altri, le attività della Chiesa orientale vadano progressivamente diminuendo in quantità e soprattutto in qualità. La venuta degli albanesi che sfuggivano la conquista ottomana dei Balcani (XV secolo) però darà nuova linfa, e continuità, alla chiesa orientale in Calabria (e Basilicata) che sembrava altrimenti destinata ormai a scomparire. Questa è forse la parte migliore del lavoro, le condizioni della Calabria del tempo vengono infatti descritte con precisione sulla base di riferimenti documentali e ci si può veramente rendere conto delle condizioni durissime di vita che albanesi, e popolazioni locali, si trovarono a sostenere. È una avvincente rappresentazione del periodo feudale cosí come si presentò nella Calabria settentrionale tra il XV ed il XVIII secolo. Un libro ben scritto e raccomandato per chiunque si interesse della storia dell'Italia meridionale di quel periodo.
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