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Pubblicato nel bicentenario della rivoluzione napoletana, il libro racconta la storia della fabbrica della seta che Ferdinando IV Re di Napoli fece costruire nella seconda metà del XVIII secolo sulla collina alle spalle della reggia di Caserta. San Leucio rappresenta non solo un'importante testimonianza produttiva, ma anche un ardito esperimento sociale organizzato su basi comunitarie. Agostino Bagnato conduce con mano leggera attraverso il tempo storico e negli avvenimenti economici e sociali della fabbrica, tracciando un affresco dell'epoca con linguaggio letterario come se presentasse un romanzo. L'illuminsmo e i riformatori napoletani, 'la città del sole' di Campanella le colonie gesuite del Paraguay, il pensiero di Rousseau costituiscono le fondamenta dell'esperienza leuciana condensata nella legge che il re dettò nel 1789. Secondo queste leggi nella colonia di San Leucio erano aboliti gli appellativi onorifici e il lavoro minorile. A tutti dovevano essere assicurati istruzione e lavoro ed era prevista anche una sorta di previdenza. Era disposta, inoltre, l'elezione diretta dei 'seniori del popolo' che avevano il compito di viglilare sull'applicazione delle leggi e risolvere eventuali controversie. Le leggi di San Leucio costituirono per quel tempo un fatto veramente rivoluzionario ed ancora più straordinario fu il fatto che a promulgarle fosse proprio un Re Borbone. Quest'esperienza viene riproposta da Bagnato con la serietà e la profondità della ricerca storica e con continui riferimenti alle fonti bibliografiche. Il rigore della ricerca è testimoniato nella prefazione al volume di Corrado Barberis, presidente dell'Istituto Nazionale di Sociologia Rurale. Il libro spalanca le porte su una vicenda poco nota e dimenticata, ma che all'epoca s'impose all'attenzione e all'ammirazione dei sudditi napoletani, degli intellettuali e delle principali corti europee. Il libro di Bagnato aiuta a riscoprire la storia di una pagina positiva nella generale arretratezza della dominazione borbonica.Ma il libro su San Leucio non è solo una finestra sul passato, ma anche una prospettiva per il futuro. Le sete di San Leucio furono apprezzate in tutto il mondo e seppur con alterne fortune la produzione rimase attiva fino al periodo dell'autarchia mussoliniana. Oggi, per opera di alcuni industriali casertani, è ripresa la produzione della seta secondo gli antichi modelli. Caserta può quindi ritornare ad essere un importante polo produttivo per l'industria della seta. Anche il complesso architettonico che ospitava la fabbrica capolavoro di Francesco Collecini, allievo del Vanvitelli, grazie a un recente restauro è tornata agli antichi splendori così anche il celebre e imponente Belvedere, primitiva residenza reale, ospita iniziative artistiche e culturali pregevoli. Tali monumenti con la loro storia sono la testimonianza di un passato che può rappresentare ancora il futuro per un'attività produttiva di grandi tradizioni in una delle aree più emarginate del Mezzogiorno. Prefazione di Corrado Barberis.
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