La satira, secondo gli intellettuali romani, era l'unico genere letterario totalmente latino, poiché non mutuato da modelli greci (v. Quintiliano, rètore latino del I sec. d.C.). Scrissero satire sia autori antichi (Orazio, Persio, Giovenale, etc.), sia autori moderni (Boileau, Alfieri, etc.), tra i quali L. Ariosto. Egli, tra il 1517 e il 1525, compose, in terza rima, sette piacevolissime e argute satire, nelle quali il poeta racconta il proprio rifiuto nel seguire il cardinale Ippolito d'Este in Ungheria e la conseguente rottura con lo stesso (satira 1), affronta il tèma della vita cortigiana (satira 2), analizza il proprio lavoro e il diniego della carriera ecclesiastica (satira 3), si lamenta della sua condizione in Garfagnana (satira 4), discorre della vita coniugale (satira 5), chiede al letterato Pietro Bembo consulenza su un insegnante di greco per il figlio (satira 6), spiega le ragioni del suo rifiuto verso l'incarico di ambasciatore della famiglia d'Este a Roma ed esprime il desiderio di rientrare a Ferrara. La lunghezza delle satire varia da 181 a 328 versi. Guido Davido Bonino, docente di Storia del teatro nell'ateneo torinese, correda il testo di un puntuale commento e di un'essenziale introduzione.
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Anno edizione:1990
Formato:
Tascabile
In commercio dal:
28 marzo 1990
Pagine:
128 p.
EAN:
9788817167611
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GIANLUCA COGONI 22 dicembre 2011