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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2020
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Finalista al Premio Strega Europeo 2018.
Vincitore del prestigioso Prix Renaudot, La scomparsa di Josef Mengele si immerge fino in fondo nel cuore di tenebra del secolo trascorso, tra vecchi nazisti, agenti del Mossad, dittatori da operetta e attori di un mondo corrotto dal fanatismo.
«Olivier Guez si immerge nella realtà storica, la cristallizza nella vita individuale, nella carne e nel sangue di un uomo di cui niente può giustificare l’esistenza». - Le Monde
«Sono pagine secche come uno sparo, senza una parola in più del necessario, per narrare l'orrendo esilio di uno sterminatore». - Andrea Kerbaker, Tuttolibri - La Stampa
«Olivier Guez ci dà con il suo La scomparsa di Josef Mengele il tassello che mancava alla sterminata letteratura su questo infame individuo». - Corrado Augias, il venerdì di Repubblica
«Un’arida ed efficace tessitura letteraria che comincia subito dopo la pagina più buia della storia e pone il lettore di fronte a verità inquietanti». - Francesca Frediani, D la Repubblica
«Olivier Guez ci restituisce, con stile asciutto e senza bisogno di aggettivi, il contrappasso di un uomo braccato e vittima delle sue nevrosi». - Gigi Riva, L’Espresso
Ogni due o tre generazioni, quando la memoria si affievolisce e gli ultimi testimoni dei massacri precedenti scompaiono, la ragione si eclissa e alcuni uomini tornano a propagare il male.
Buenos Aires, giugno 1949. Nella gigantesca sala della dogana argentina una discreta fetta di Europa in esilio attende di passare il controllo. Sono emigranti, trasandati o vestiti con eleganza, appena sbarcati dai bastimenti dopo una traversata di tre settimane. Tra loro, un uomo che tiene ben strette due valigie e squadra con cura la lunga fila di espatriati. Al doganiere l’uomo mostra un documento di viaggio della Croce Rossa internazionale: Helmut Gregor, altezza 1,74, occhi castano verdi, nato il 6 agosto 1911 a Termeno, o Tramin in tedesco, comune altoatesino, cittadino di nazionalità italiana, cattolico, professione meccanico. Il doganiere ispeziona i bagagli, poi si acciglia di fronte al contenuto della valigia piú piccola: siringhe, quaderni di appunti e di schizzi anatomici, campioni di sangue, vetrini di cellule. Strano, per un meccanico. Chiama il medico di porto, che accorre prontamente. Il meccanico dice di essere un biologo dilettante e il medico, che ha voglia di andare a pranzo, fa cenno al doganiere che può lasciarlo passare. Cosí l’uomo raggiunge il suo santuario argentino, dove lo attendono anni lontanissimi dalla sua vita passata. L’uomo era, infatti, un ingegnere della razza. In una città proibita dall’acre odore di carni e capelli bruciati, circolava un tempo agghindato come un dandy: stivali, guanti, uniforme impeccabili, berretto leggermente inclinato. Con un cenno del frustino sanciva la sorte delle sue vittime, a sinistra la morte immediata, le camere a gas, a destra la morte lenta, i lavori forzati o il suo laboratorio, dove disponeva di uno zoo di bambini cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e difendere la razza ariana. Scrupoloso alchimista dell’uomo nuovo, si aspettava, dopo la guerra, di avere una formidabile carriera e la riconoscenza del Reich vittorioso, poiché era… l’angelo della morte, il dottor Josef Mengele.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
“Ho fatto solo il mio dovere”. Il medico nazista Josef Mengele ripete questa frase con ossessione. La ripete a se stesso, a chiunque punti il dito verso di lui accusandolo di omicidio e la ripete a suo figlio, quando speranzoso cerca negli occhi del padre un barlume di pentimento. La ripete perché non capisce cosa ci sia di sbagliato in quello che ha fatto, in ciò che lui è stato. Un uomo colto e distinto, medico e antropologo, che ad Auschwitz si è messo al servizio del mondo intero. “Bisognava eliminarli tutti. In seguito i bambini sarebbero diventati uomini e le bambine madri avide di rivincita.” In "La scomparsa di Josef Mengele", finalista allo Strega EU 2018 e vincitore del Prix Renaudot 2017, Guez usa la formula del romanzo per colmare i vuoti ancora esistenti nella ricostruzione della lunga fuga del medico. Ma purtroppo del romanzo, in questo libro, c'è ben poco. C'è invece la storia vera, narrata a ritmi incalzanti, di un uomo crudele morto senza condanna che comincia il suo viaggio dopo la caduta del regime nazista e scappa da coloro che non hanno seguito Hitler, che non hanno compreso i suoi valori, che non hanno capito la Germania. Da tutti noi, che non abbiamo capito niente. “Se il pianeta intero non si fosse coalizzato contro la Germania il nazismo sarebbe ancora al potere”. Si rifugia nella parte d'America che in quegli anni accoglie criminali di ogni specie. Abita belle case, mangia ottimo cibo, dialoga con estimatori della sua scuola. Sta bene lì, si scorda quasi di ciò che è stato. Ma il mondo non si scorda di lui, anzi. Si scoprono gli orrori di Auschwitz, i testimoni parlano e raccontano cosa fece il sig. dottore per il bene della razza. Iniziano a dargli la caccia, lui si domanda perché nessuno lo difenda, pover'uomo tradito. Anzi lo allontanano tutti, il che è strano, con un carattere così buono. Adesso ha paura, tanta paura. L'ansia diventa la sua ombra che si sposta con lui di continuo, alla ricerca di rifugi sicuri. Comincia a stare male, invecchia da solo, in modo impressionante. Corpo e mente pagano i conti che lui non ha mai voluto saldare. Isolato dalla civiltà, mentre il mondo grida giustizia, l'angelo della morte vive in silenzio e, privato delle sue ali, diventa la parodia di se stesso. Difficile empatizzare, difficile intenerirsi. Doveroso non dimenticare.
Una ricostruzione della fuga di Mengele precisa e appassionante
Dopo aver letto con molto interesse il bel libro di E. Asbrink "1947" (Iperborea), che in più parti riprende. tra molte altre, la questione dei nazisti "esfiltrati" dall'Europa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale grazie a canali clandestini e complicità a vario livello, mi è venuta la curiosità di leggere anche "La scomparsa di Josef Mengele", inizialmente solo per approfondire questo aspetto, di cui ho solo vaghe e lontane reminiscenze (..."Dossier Odessa" e poco altro). Poi, nel giro di qualche pagina, sono stato avvinto dalla bravura di Olivier Guez nel ricreare la figura di Mengele e nello svelare il contesto in cui è vissuto prima e dopo la guerra, le complicità di cui ha goduto e l'incredibile fortuna che ha avuto per restare in libertà, praticamente senza che nessuno lo cercasse, sino alla morte nel 1979. L'autore è stato bravissimo nel raccontare tutto ciò con tono asciutto e senza indulgere in giudizi morali espliciti (d'altra parte, servirebbero, a fronte di tale malvagità?) ed anzi rifuggendo la tentazione fin troppo facile di dipingere Mengele e i suoi "amici" come mostri o aberrazioni umane; no, ci dice Guez, non erano mostri, o non solo, erano anche, purtroppo, esseri umani come noi. Inevitabilmente, il libro si chiude con un'amara e sconsolata riflessione proprio attorno alla questione dell'inumanità di cui è capace l'umanità (perdonate il brutto gioco di parole), e sulla necessità di mantenere il ricordo perché, purtroppo, le nuove generazioni dimenticano troppo facilmente e troppo facilmente ricadono in tentazione.
Recensioni
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