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Parlare oggi di benessere sociale significa innanzitutto non perdere di vista lo scenario in cui questo si colloca. Lo scenario della nostra quotidianità, definito da Melucci "era planetaria", ovvero quel complesso intreccio di vari fenomeni, come la globalizzazione, dove non esiste più un mondo altro, da colonizzare, ma tutto fa parte di un unico costrutto sociale, caratterizzato da occasioni di mancata integrazione sociale, di sofferenze latenti, di sottese (e spesso inascoltate) richieste di aiuto. La concezione del benessere in questa realtà viene sovente confusa con una visione che associa quest’ultimo concetto ad un benessere di tipo economico, dove l’individuo ritiene possibile ritagliarsi uno spazio di benessere individuale, in una società peraltro sempre più atomizzata e caratterizzata dalla massiccia presenza dei media, che spesso diffondono visioni legate al look, all’immagine o modelli di tipo competitivo-prestativo. Per benessere sociale si intende invece una dimensione che ha a che fare con relazioni di reciprocità e di inclusione in gruppi e reti sociali e dove, insomma, non sia semplicemente il termometro della situazione economica a fissare i parametri di questa nuova frontiera del benessere. "Senza benessere sociale" affronta in maniera analitica la questione, ponendo l’accento sui nuovi rischi della condizione post-moderna (economici, appunto, come ricordano vari autori, fra i quali Beck, ma anche legati alla sicurezza, senza dimenticare i rischi a carattere ambientale ecc.) e sulle attese di qualità della vita. Il libro di Marco Ingrosso rappresenta un momento di riflessione importante in un delicato momento storico, ed offre al dibattito spunti interessanti, come la diffusione delle "tecniche del sé" e gli orientamenti portatori di idee di salute innovative, fino alle relazioni fra i diversi attori sociali in campo - compresi i nuovi movimenti, i governi e le istituzioni internazionali - ed al confronto aperto su questi temi, in uno scenario dove emergono posizioni divergenti.
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