Seppellite il mio cuore a Wounded Knee

Ricostruzione sui generis dell'epopea delle varie nazioni indiane e del loro scontro per la sopravvivenza. Non è un romanzo, ma non è propriamente neanche un saggio storico: riesce però ad avere una narrazione secca e avvincente, in grado di chiarire i raggiri subito dai nativi e le grandi figure che ne hanno caratterizzato l'ultima fase prima del loro silenziamento. Forse non vale le 5 stelline perchè nella seconda parte diventa progressivamente meno scorrevole, ma merita veramente una lettura perchè oltre ad informare a tratti riesce sinceramente a far emozionare.

Nonostante sia uscito quasi da cinquant'anni, questo saggio storico sulla progressiva scomparsa dei nativi americani a opera degli statunitensi nella seconda metà del XIX secolo mantiene una grande forza e al lettore risulta essere ancora un pugno nello stomaco. Ogni capitolo del libro, con un andamento cronologico, ripercorre le vicende che portarono allo sterminio e resa di un singolo popolo (dai Navajo fino a giungere all'eponimo massacro di Wounded Knee), in una narrazione asciutta ed equilibrata.

La storia della 'soluzione finale' del 'problema' dei Nativi Americani. Un resoconto preciso e dettagliato del trentennio (1860-1890) in cui i 'visi pallidi' misero fine a qualsiasi tentativo di resistenza di coloro che consideravano selvaggi indiani. Una civiltà che stava scomparendo, ma che riviviamo attraverso i discorsi e le parole di molti capi che tornano a scuoterci ed illuminarci oggi di fronte alla catastrofe ambientale del nostro mondo e ai diritti negati di tanti suoi abitanti.