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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2012
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«Aveva la perpetua sensazione, anche mentre guardava i taxi, di essere altrove, in mare aperto e sola; la sensazione che fosse molto, molto pericoloso vivere anche un giorno soltanto.»
13 giugno 1923. Clarissa Dalloway, una signora dell'alta borghesia londinese, esce a comprare i fiori per la festa che sta organizzando per la sera. Passeggia per le strade di Londra, sfiora la vita di tanti sconosciuti, ma non ha il fare allegro di chi si prepara a qualcosa di lieto. Il suo incedere è incerto e continuamente ostacolato da pensieri che le affollano la mente, da ricordi che si intrecciano con la nostalgia di ciò che è sfuggito e mai potrà tornare. Desideri, angosce e paure della solitudine, della morte ma anche della vita, si rincorrono in un flusso incessante di parole che aprono ad altre parole. Con La signora Dalloway, qui proposta in una nuova traduzione, Virginia Woolf ci regala un grande romanzo lirico, capace di rivelare tutta la precarietà degli esseri umani, feriti dalle circostanze, inermi di fronte alle correnti della sofferenza e della gioia.
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Esistenze, fallimenti, disillusioni, ambizioni, illusioni, stupidità, passioni, intelligenza, un traboccare di impressioni, l'impossibilità di capire fino in fondo gli altri, la finitezza cui tutto è destinato: il flusso della vita, insomma. Non facile.
Lettura diversa da come me l'ero immaginata, non facile da seguire. Mi è piaciuto il contrasto tra la presenza incessante della morte e il chiacchiericcio frivolo dei pensieri dei personaggi durante tutta la giornata. Ma non mi aspettavo che fosse così difficile tenere il passo dello stream of consciousness.
Un giorno qualunque della signora Dalloway, che come un hub connette tutto del mondo intorno a sé, cose e persone incontrate realmente o nel ricordo. La signora Dalloway mi ha fatto riconciliare dopo trent'anni con Virginia Woolf, cui non mi ero più avvicinata dopo il liceo quando ci hanno fatto forzatamente leggere la gita al faro che allora ho trovato pesantissimo. Magari è ora di rileggerlo.
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