La signora dell'arte della morte

Bella scoperta nel panorama dei romanzi storici, la protagonista Adelia è una figura atipica per molti aspetti (professionale, caratteriale) che dietro l'apparente fragilità cela una fermezza e soprattutto una totale dedizione alla sua missione di medico. In realtà lei è un dottore della morte, ma di fatto lo sarà della vita, quella che salverà a più persone grazie al suo coraggio e alla sua abnegazione. Appropriata la descrizione dello stato sociale dell'epoca, in particolare la difficoltà per una donna di svolgere un'attività considerata prettamente maschile, e dell'Inghilterra del tardo XII secolo. La componente thriller è ben articolata e, anche senza essere particolarmente incalzante, coinvolge il lettore fino al riuscito epilogo. Forse eccessivo, nella modalità, il cambiamento drastico compiuto Adelia nel confronti dell'amore e soprattutto del sesso, passa da persona quasi asessuata che non conosce e quasi rifiuta qualsiasi approccio che non sia di carattere professionale, a donna che scopre di colpo tutto ciò che ha a che fare con tali argomenti e sambra voler recuperare ciò che si è persa con gli interessi. Se non altro tutto ciò la rende più vicina ad una condizione di normalità. Infine interessanti le deduzioni fatte da quella che oggi sarebbe una anatomopatologa forense, sulle cause di morte dei personaggi presenti nel racconto, utilizzando correttamente le conoscenze e gli strumenti di allora.

Questo libro mi ha lasciato un bel po' perplessa. La prima metà l'ho trovata abbastanza noiosa, troppo ricca di dettagli che poco c'entrano con la storia. E' stata una specie di scalata. Per fortuna la seconda metà migliora, accresce un po' la suspance e finalmente ci si concentra un po' di più sulla storia. Il finale, rispetto a tutto il resto, è una vera e propria impennata, strappando al libro un giudizio un po' migliore, pur rimanendo secondo me nella mediocrità. Dai giudizi entusiastici del retro di copertina mi aspettavo una Kay Scarpetta medievale...invece gli manca decisamente smalto nella prima parte e nella seconda ha qualche caduta di stile lasciandosi andare a frasi degne del miglior lessico da bar (cito: "rendimi la tua sgualdrina ogni giorno"). Degna di nota l'attenta ricostruzione storica dell'autrice inseguendo il tentativo di non scrivere strafalcioni relativamente all'ambientazione temporanea, ai termini scientifici e alle tecniche mediche citate.

Straordinario, coinvolgente fino all'estremo, davvero, una pagina tira l'altra. L'ho letteralmente divorato, anche se inizialmente avevo dei dubbi... un titolo così lungo (lo è anche in lingua originale) per un thriller mi lasciava perplessa, ma, come diceva miss Marple, non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina... e nemmeno dal titolo, a quanto pare! L'intreccio è perfetto, la scrittura è molto scorrevole, interessante. Ci sono numerose citazioni degli antichi, e un po' di sapere è sempre apprezzabile in un romanzo, soprattutto in un romanzo storico. E poi, quando si parla di medicina, di cultura orientale e araba - soprattutto se paragonata a quella occidentale, in quei secoli - trovo che i romanzi assumano una nota particolare di colore, una sfumatura esotica e piacevole, persino ironica... I personaggi sono grandi, soprattutto lei, la protagonista indiscussa, definita la Kay Scarpetta del XII secolo, Adelia, è straordinaria! D'altro canto si sa, quando in un romanzo medievale la protagonista è una donna - soprattutto una come lei - il risultato è sicuramente scoppiettante! Ritmo mai banale e incalzante, mai, davvero, mai noioso, particolari orridi trattati con la dovuta cura senza strafare, praticamente un capolavoro.