Il signore delle anime - Irène Némirovsky - copertina
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Letteratura: Ucraina
Il signore delle anime
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Descrizione


Arriva dagli angiporti dell'Oriente, il dottor Dario Asfar: è un immigrato, un meteco, il cui aspetto e il cui accento ispirano solo diffidenza. E anche quando, grazie alla sua abilità, sarà diventato quel "Master of souls" al quale le signore dell'alta società parigina vanno a chiedere umilmente di guarirle dalle loro "turbe psichiche", saprà che il suo destino "era di essere un mascalzone, un ciarlatano". Con un saggio di Olivier Philipponat e Patrick Lienhardt.

Dettagli

Tascabile
28 agosto 2018
233 p., Brossura
9788845933011

Valutazioni e recensioni

  • Francesca Colantoni

    “(…) ogni pietra sembrava respingerla, ogni porta, ogni casa sembravano dirle: <<Vattene! Torna fra i tuoi simili! Noi abbiamo già i nostri poveri da soccorrere, straniera! >>” (p.22) Nizza 1920. Vivono qui Dario Asfar, medico, 35 anni di origine levantina, e sua moglie Clara, originari di Odessa in Crimea. Questi sono i due protagonisti del romanzo come due sono, altresì, i temi, tra loro interconnessi, che si dipanano attraverso le pagine: razzismo ed integrazione negata, da una parte; voglia di rispetto, di riscatto e di “sopravvivenza” dall’altra. Sin dalle prime pagine la Nemirowsky, gettandoti contro una secchiata di acqua gelata, ti catapulta nella cruda realtà dell’epoca che poi, in fondo, è anche la nostra... del nostro secolo. “Non si fidano. Colpa della mia faccia, del mio accento, che ne so… (…) Io mi sono laureato in medicina in una università francese, conosco gli usi francesi e ho ottenuto la cittadinanza francese, eppure vengo trattato da straniero, e mi sento straniero.” (p.13) e ancora “Spesso gli dicevano: <<Ma lei vive in Francia da tanto tempo! E’ quasi uno di noi ormai…>>” (p.98). Circostanze che hanno sugli individui un risvolto, oltre che naturalmente pratico, anche psicologico, deprimendoli e portandoli a perdere la propria autostima: “Ma cosa sono io? Una creatura della terra, impastata di fango e di buio” (p.95). Il libro racconta un episodio storico che negli anni Trenta investe la corporazione dei medici: il segretario generale della Confederazione dei sindacati, allineandosi con un’ondata xenofoba ed antisemita, rimprovera ai colleghi stranieri di praticare aborti clandestini, di fornire stupefacenti ai drogati e di “venire qui a vendere la medicina alla stregua degli ambulanti che offrono tappeti ai clienti dei caffè”. Come far a sopravvivere? “Temo la povertà sopra ogni cosa. E non è solo perché la conosco, ma perché, prima di me, l’hanno conosciuta generazioni e generazioni di disgraziati. Appartengo ad una stirpe di affamati, che non sono ancora sazi, e che non lo saranno neanche tra mille anni! Non mi sentirò mai abbastanza al caldo! Non mi sentirò mai abbastanza al sicuro, abbastanza rispettato, abbastanza amato, Clara! Niente è più terribile della mancanza di denaro! Niente è più ripugnante, più vergognoso, più irreparabile della povertà!” (p.167). D’altronde si sa che nei momenti di difficoltà l’uomo aguzza l’ingegno. Il nostro dottore, infatti, frequentando certi ambienti altolocati, si rende conto ben presto che: “Ad accomunare tutte queste persone, a renderle simili, non è il bisogno di soldi, come crede Elinor, o il piacere, ma la necessità di esistere ad ogni costo. Resistere più a lungo dell’avversario. Nascondere le proprie debolezze, le proprie ferite. Perché l’unico capitale di cui dispongono per tirare avanti è la forza dei loro nervi. Quante malattie, quante angosce, quante inspiegabili fobie insidiano questi infelici condannati al successo perpetuo! Ah, se avessi il coraggio… Ciò di cui hanno bisogno è un confessore, qualcuno che conosca i loro sordidi segreti, che li ascolti e li lasci andare con un Ergo te absolvo (…)” (p.106). La sua carriera medica passerà, nell’arco di 15 anni, dallo status di “medico straniero”, abortista per necessità, a quello di “signore delle anime”, come lui stesso si definisce (Master of souls, p.117), parassita e uomo senza scrupoli per natura. In fin dei conti un ciarlatano... Come tutti i suoi pazienti pensano, ma di cui non possono fare a meno: “Ha uno sguardo che sembra leggere nel più profondo dell’anima” (p.119). Pessimismo ed ineluttabilità del destino sono il fil rouge della sua vita. In fin dei conti lui, meteque, non può ingannare il destino: “<<Io credo che esista una fatalità. Una maledizione. Credo che il mio destino era di essere un mascalzone, un ciarlatano e che così sarà. Non si sfugge al proprio destino>>.” (p.77). Volete capire la xenofobia? Leggete questo libro. Volete entrare nella psicologia degli stranieri, degli apolidi e dei diseredati? Leggete questo libro.

  • È un libro che non mi ha affatto deluso, ma mi ha lasciato inevitabilmente con una scia di tristezza – l’autrice non è incline al lieto fine. Dario è inizialmente un uomo mangiato dal suo misero passato e cerca in tutti modi di garantire una vita migliore alla moglie Clara, ma soprattutto al figlio Daniel. Tuttavia non si rende conto delle mosse sbagliate a cui fa ricorso, non si rende conto di cambiare in peggio e di uccidere, in questo modo, la moglie e incattivire il figlio che finirà per odiarlo. Ma certo, vivono nell’agio, ma la moglie avrebbe preferito riavere indietro il marito tanto amato dietro il quale, ora, si sta pian piano spegnendo e il figlio non riesce ad accettare quel denaro estorto con l’inganno a vecchie donne. Da parte sua il lettore inizialmente prova pena per Dario, ma dopo cambia idea e si allea a Daniel: perché non si può voler bene a un cinico ebreo a cui ormai interessa solo il denaro che nell’intento di capire le anime degli altri perde la propria irrimediabilmente. A che serve a un uomo conquistare tutti i tesori della terra, se deve perdere la sua anima?

  • Samantha Li Castri

    Forse non uno dei migliori suoi romanzi, ma merita comunque 5 stelle per l'indagine spietata delle bassezze dell'animo umano. L'unica cosa che sembra dirci, sempre, è che, malgrado la corruzione insita nell'uomo, l'amore rimane un sentimento unico, seppur malato, capace di spingere l'uomo alle più infime nefandezze. La scrittura è semplice, la prosa leggera. A volte zoppica un po', ma le si perdona poichè torna poco dopo ad essere interessante.

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