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“La signorina Else” di Arthur Schnitzler fu pubblicato per la prima volta nel 1924, cioè due anni dopo l’Ulisse di Joyce. Questo riferimento temporale è importante per la tecnica narrativa usata da Schnitzler: lo stesso monologo interiore (stream of consciousness), che rese celebre il personaggio di Molly Bloom dell’Ulisse. L’azione del romanzo si svolge in un tempo brevissimo, e in uno spazio e in luogo più o meno sempre uguali, quasi l’autore avesse voluto rispettare le rigide unità aristoteliche. Il dramma della giovane Else inizia con l’arrivo di una lettera della madre, che la raggiunge in una località di villeggiatura, San Martino di Castrozza, e che le comunica la minaccia che incombe sul padre: egli rischia l’arresto se non paga in brevissimo tempo un debito di cinquantamila fiorini. Molto esplicitamente Else viene incoraggiata, anzi esortata da sua madre a vendersi al ricco signor von Dorsday, molto più vecchio di lei e suo spasimante. Da qui ogni pensiero, ogni dialogo, ogni incontro viene filtrato dalla mente di Else e da lei interpretato. Da giovane donna bella e piena di prospettive rosee per il suo futuro, in una società alto-borghese mitteleuropea, Else si trasforma ai suoi stessi occhi in sgualdrina pronta a concedersi per denaro. Ripugnanza e disgusto per la condizione in cui verrebbe a trovarsi, non per sua scelta, le fanno considerare soluzioni alternative: il suo carattere così conosce un’evoluzione nel giro di poche ore. Cedere al ricatto vuol dire rinunciare ai propri sogni; il rapporto affettivo con i genitori muta e si trasforma in alcuni momenti in astio e rancore, pur lasciando qualche spazio alla pietà filiale. Else presenta se stessa e si descrive come una giovane molto bella, la cui bellezza è in fondo la sua condanna. La storia, nella sua semplicità è la denuncia dei limiti di una società superficiale e egoista che non esita a trascurare i più elementari doveri di onestà e rispettabilità. La bellezza di una figlia diviene comoda e facile merce di scambio, in un’epoca in cui l’emancipazione femminile è ancora solo un movimento affidato all’iniziativa delle suffragette. L’interesse di queste romanzo breve non risiede dunque esclusivamente nella tecnica narrativa, ma anche nel suo messaggio sociale: la donna di Schnitzler appare ancora prigioniera di quegli schemi che ne hanno limitato per troppo tempo la libertà di scelta e di azione.
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