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Una delle caratteristiche più apprezzabili di un filosofo quale Platone è l'attualità di quanto pensato, le sue riflessioni appaiono così vicine ad i nostri giorni, eppure stiamo parlando di un filosofo antico che nel Simposio, banchetto appunto, cerca di dare una definizione precisa dell'amore, per cui veniamo letteralmente catapultati tra vari commensali, esattamente sei, tra i quali vi era anche Socrate che cercano di dare ed esporre agli altri la propria idea di Amore, alludendo anche alla mitologia
Un dialogo schietto da dopocena tra vitelloni per lo più omosessuali, rilassati sui triclini, che cercano di accelerare la digestione invece che parlando di cose da poveracci, che so di elezioni amministrative o di salari, ingegnandosi sul discorso dell’amore, perché ai loro tempi, fortunatissimi giusto per questo!, di amore non parlava nessuno, impelagati come erano, i pensatori, a dire la loro sull’atomo, sul cosmo, sulla castrazione di Urano e sull’ultimo concorso di retorica vinto da uno dei conviviali che, ora a casa di uno ora a casa di un altro, si riunivano, maltrattando un po’ le flautiste, per inciucchirsi di brutto sparlottando, prima di andare a scopare nelle camere private quando non sul posto, di quello che faceva fino.
Il Simposio non è un libro su un amore, ma il libro sull'amore. Ancora così attuale, nonostante siano trascorsi 2500 anni dalla sua composizione, questo dialogo filosofico parla ancora a ogni anima perché esprime un'idea universale e universalmente valida di amore: amore come passione, come sentimento, come mezzo per l'accrescimento spirituale, come propulsore della mente, come trascendenza. Ognuno dei personaggi offre un punto di vista sull'amore, ma è nel finale, con i discorsi di Socrate e di Alcibiade, che Platone consegna alla storia alcune delle riflessioni più eccezionali e profonde mai scritte su questo sentimento, e creando per primo il concetto di bellezza interiore. La traduzione di Colli e la veste editoriale Adelphi aggiungono bellezza a un capolavoro.
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