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“ La corteccia cerebrale giunge alla sua completa maturazione all’età di 24 anni. Per quanto sia dimostrato che alla base della patogenesi delle malattie psichiatriche vi sia un substrato biologico alterato, è altrettanto dimostrato che, se nell’arco di tempo fino ai 24 anni intervengono delle “influenze ambientali”(es. abusi sessuali) a perturbare il sistema, anche in presenza di un sistema biologico perfetto in partenza, si può andare incontro a malattie psichiatriche. Considerate, ad esempio un individuo tenuto fin da bambino in una stanza buia, il cui unico stimolo è quello di nutrirsi: se a 24 anni venisse introdotto in società, che persona credete possa essere?”. Mentre il mio professore di psichiatria pronunciava queste parole, a me tornava prepotentemente alla mente Stitches, di David Small, che, per caso o per magia, avevo letto tutto d’un fiato proprio la sera precedente. Trama: E' una biografia dolorosa, straziante e coraggiosa insieme. E' la storia di una famiglia -padre, madre, due figli- rispettabile, di buon ceto sociale, all’apparenza perfettamente normale. Eppure, una volta chiusa la porta di casa, si apre uno scenario da film dell’orrore: il calore familiare si estingue in lunghe cene taciturne e pasti bruciacchiati; le stanze vuote risuonano dell’unica forma di comunicazione comunemente accettata, il rumore, declinata in forme diverse, come sportelli sbattuti, pugni al sacco, ritmo di batteria; abbandono, indifferenza, rancore, incomunicabilità, solitudine sono gli sgradevoli ingredienti della vita quotidiana che il protagonista, fin dall’età di 6 anni, è costretto ad ingoiare suo malgrado. Un’infanzia infelice e un’adolescenza infelice, avvelenate dalla menzogna dell’apparenza, dal gelo del disinteresse, dalla dilaniante malattia, che stanno per tramutarsi un una intera vita infelice, se non fosse stato per il coraggio e la forza di deviare dal sentiero tracciato, per quanto doloroso possa essere. I disegni sono evocativi e metaforici: gli spazi ampi della casa, spogli, quasi privi di arredamento suggeriscono una profonda solitudine, il tratto scuro, cupo, trasmette una sensazione di disagio, di soffocamento, i colori nei toni del grigio comunicano profonda tristezza. Le due donne più importanti della storia, di femminile hanno ben poco: tratti spigolosi, squadrati, quasi androgini, a voler sottolineare una mancanza assoluta di dolcezza e calore. Il professore è rappresentato come un personaggio di Alice nel Paese delle meraviglie, un libro caro al protagonista, come a voler sottolineare quanto per lui sia stato un pò come l’aiutante magico delle fiabe, il traghettatore che gli ha teso la mano riportandolo alla vita. Ma ciò che più colpisce è il “mutismo” delle tavole: i dialoghi sono scarni, ridotti a radi scambi di battute, e domina il silenzio, infranto dai rumori di chi ha paura di stare solo con se stesso, un silenzio in cui meglio risuona l’eco devastante di alcune affermazioni terribili, come quella pronunciata dal padre o dal professore. Bellissima la sequenza di tavole che evocano con un semplice evento atmosferico l’abisso della profonda triste rassegnazione di chi finalmente accetta una verità dura ma inevitabile. Stitches offre certamente molti spunti di riflessione: uno molto attuale è quello che riguarda la genitorialità e quest’opera ben evidenzia come essere bravi genitori non si esaurisca nell’atto di mettere al mondo un figlio, e che l’istinto materno non sia necessariamente connaturato al sesso femminile. Essere genitori è una responsabilità e un impegno, che non si può disattendere, pena cicatrici profonde e inguaribili delle malcapitate piccole anime. Stitches insegna che la famiglia non per tutti è quel nido idilliaco in cui rifugiarsi per trovare amore e calore; eppure, per quanto questo sia innaturale e possa dilaniare l’anima, ci si può salvare se si accetta di fare i conti con la realtà, se si ammette che certe porte resteranno chiuse per sempre, ma con la consapevolezza che ce ne saranno altre a cui bussare per ricevere quell’affetto che non si è mai avuto se si sceglie di guardare avanti. Una biografia profonda, dolorosa ma con un finale che esplode di orgogliosa speranza. Da leggere tutto d’un fiato. Daytripper24
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