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Di questo autore tempo fa ho letto "Le fiamme di Toledo", duro da incominciare ma poi sempre più grandioso. Questo "Sulla faccia della terra" prende subito nelle spire di una storia potente, avvolgente, in un'ambientazione, lo Stagno, che è insieme protagonista, salvezza e dannazione del manipolo di scampati che avventurosamente vi si rifugiano. E, miracolo, questa vita solitaria nell'isola della salvezza non si rivela una distopia, ma una vera salvezza dalla distopia storica che la avvolge e la nega. Un racconto straordinario e visionario.
Giulio Angioni in questo romanzo ci diverte molto seriamente con alcuni dei topoi più potenti della narrativa di tutti i tempi, a cominciare dalla narrazione storica, al tema dello scampo (nell'isola disabitata, nell'isola di utopia), al day after una grande catastrofe, al racconto a cornice. E soprattutto racconta di un passato lontano per parlare di cose di oggi, forse di sempre, ma qui un tale sempre è messo in questione proprio perché uno dei temi di fondo è che un altro mondo è invece sempre possibile sulla faccia della terra, e guai a smettere di pensarlo, specie quando pensarlo e farlo è necessario e inderogabile. Inedita è questa vita di stagno, inedita è questa Sardegna dei tempi danteschi del conte Ugolino.
Un libro straordinario, per tipo di scrittura e per i modi in cui riprende innovandoli alcuni grandi topoi della narrativa occidentale (o mondiale), dal tema dello scampo di pochi dopo una tragedia collettiva alla salvezza nell'isola appartata, all'utopia di una vita migliore possibile altrove nel mondo. La storia è ambientata in un medioevo nei tempi del pullulare di eresie egualitarie. Ma tutto questo qui è sempre puro racconto, con personaggi inediti, con un ritmo affascinante e un sottofondo di riflessività sul nostro mondo di oggi.
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