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Cioran ha una prosa rinomata dai più ma credo che, se da un lato è capace di fare riflettere, nel complesso risulta molto lenta e per alcuni questo può essere una pecca. Interessante la sua critica alla letteratura e il sovvertimento del concetto di paura. Tutto sommato una lettura utile ma non indispensabile.
Cioran afferma e nega tutto e il contrario di tutto con lucida aderenza all'ambivalenza dell'esistenza, in continua ricerca di se stessa. Ecco perché occorre pensare contro se stessi, non per puro sadismo, ma per s-definire l'esistenza senza incagliarla nella catena dei suoi atti che finiscono per intrappolarla. Pensare contro se stessi significa astenersi, sviare, ritrarsi da quel decadimento che contraddistingue ogni vitalismo in via di esaurimento, come avviene di fatto nella storia, in tutte le civiltà (nascita - forza - decadenza) in particolare in quella europea, esausta sotto tutti i punti di vista, nella quale la Spagna fatica ad uscirne, mentre la Russia fatica ad entrarne. Un elogio all'esilio dunque si impone, perché solo nell'esilio l'esistenza non è lacerata dai due estremi del nulla e dell'essere ma li vive trasversalmente, come il popolo ebraico, che sempre rinasce dalle sue sofferenze e concilia gli opposti in un conflitto libero e mai definitivo. Anche il romanzo oggi non ha più ragion d'essere, non essendo più presente un mondo da tratteggiare per la sua forza ma solo figure anemiche a cui compiacere, e un romanziere che voglia compiacere ad anemici è altrettanto un anemico, a meno che non sappia scrivere un romanzo del nulla, i cui personaggi restino privati della trama e i loro monologhi privati del senso ipocrita, e sia dunque un elogio all'inutilità, unica liberazione ancora possibile dal macchinismo. Cioran si sofferma anche sui mistici e i santi, la cui violenza si incendia nel divino, su Socrate, Epicuro, Paolo, Lutero, Gogol. Paolo ha rovinato il messaggio di Gesù, rendendolo inquisitorio. Si può avere ancora la tentazione di esistere? forse si, a patto di stringere un dialogo proficuo con la morte, che aiuti a dissolverci nell'Essere e non nel Nulla, a incorporare il nulla nell'essere.
Non si deve per forza essere d'accordo con Cioran, anzi. Basta inebriarsi del suo cinismo, della sua ironia, della sua scrittura straordinaria e sanguigna: troverete dei frammenti di qualcosa che vi apriranno gli occhi, ferendoveli. Per me è un filosofo, pensatore, quel che volete, indispensabile. Senza la pretesa di dire e dare un bel niente, riesce in realtà più di tanti altri costruttori di sistemi filosofici a donarvi, senza volerlo, un antidoto contro il male di esistere. Lo fa nel modo migliore: gettandovi dentro questa gabbia piene di bestie, quella dell'esistenza. Senza ricercare redenzione, nel nichilismo, Cioran apre spiragli di coscienza. Un grandissimo. Le sue riflessioni sull'Europa, sul popolo ebraico e sui mistici sono preziosissime, svettano sul resto.
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