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«Fielding è l’Omero in prosa dell’umana natura» - George Gordon Byron
Tom Jones è un trovatello accolto e allevato da un ricco e magnanimo gentiluomo di campagna, Mr Allworthy. Onesto e di buon cuore, seppur tendente a una certa passionale promiscuità, Tom è circondato da persone viscide e disoneste a causa delle quali deve prima rinunciare all'amore per Sophia, figlia del vicino di casa, che non vuole concedere la mano della figlia a un trovatello, e poi è costretto a fuggire quando viene messo in cattiva luce agli occhi del suo stesso benefattore. Ha così inizio il viaggio picaresco dell'orfano, in cerca di risposte e di un modo per ripristinare la propria reputazione agli occhi dell'amato Mr Allworthy. Il romanzo ebbe un immediato successo, anche se non pochi furono quelli che si scandalizzarono per un preteso "immoralismo" dell'eroe e del suo creatore. In pochi romanzi - settecenteschi e non - è dato trovare tanto robusto e ottimistico realismo, tanta forza di humour, tanta felicità di rappresentazione di una società ricca di affascinanti contraddizioni: gentiluomini di campagna violenti e grossolani e dame londinesi schizzinose nei salotti e corrive nell'alcova; ingiustizie sociali e mancanza di scrupoli e un allegro prender la vita come viene, leggi dure e spietate e rilassatezza morale. Tutto si compone in un quadro mosso e colorito, vivace e disinvolto.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Trovatello? Tom Jones è un infante per qualche frase, un adolescente per un capitolo o due, infine un uomo bello e fatto per le quasi mille pagine a venire: robusto, sempre più svezzato, di grandi appetiti, che si sgrossolana di avventura in avventura, grazie a lei: l'esperienza; che è la somma delle cose che ti accadono perché, a dirsela chiaramente, vivi, seguendo, senza saperlo, il consiglio di Pasternak: "L'uomo è nato per vivere, non per prepararsi a vivere": aforisma che lessi su un poster in una libreria, dei pochissimi così incisivi da essermi diventato tanto indimenticabile quanto esortativo sempre.
Romanzo piacevolissimo, divertente e pieno di ironia. Varie volte mi è venuto da ridere, a leggere i commenti arguti che spesso l'autore si prende la libertà di fare sulle situazioni e sui personaggi.
Satira della razionalità cui è contrapposto l’istinto naturale, il romanzo fu subito accusato di immoralità da parte dei critici. Al contrario, il libro è profondamente morale - anche troppo, verrebbe da dire con il senno di oggi - in quanto i buoni si comportano da buoni, pur sbagliando, e i cattivi da cattivi. E alla fine i buoni vengono premiati e i cattivi puniti. Il cattivo, comunque, è sempre pronto a diventare “buono” di fronte a chi mette mano al portafogli. Nonostante questa descrizione graffiante della società inglese del Settecento (il libro è del 1749), Fielding trasfonde nel romanzo una visione ottimistica: il potere è in mano ai buoni, i quali, seppure ingannati e prigionieri dei pregiudizi del tempo, una volta aperti gli occhi non possono che far trionfare la giustizia. Inoltre i cattivi sono sì molto cattivi, ma sono anche la caricatura del cattivo del romanzo tradizionale: per quanto perfidi, sono talmente inetti che si capisce subito che non riusciranno a portare a termine i loro piani. La trama anticipa molto da vicino quella dei Promessi Sposi ed in fondo l’ipocrisia del Settecento protestante inglese descritta in TOM JONES non è tanto diversa da quella del Seicento cattolico spagnolo in Italia. Al posto della Provvidenza manzoniana, qui però c’è la Natura che condiziona il destino dell’uomo fin dall’origine, né per i malvagi - che non sono grandi nel male come l’Innominato, ma un misto tra Don Rodrigo, Don Abbondio e Don Ferrante - è previsto il pentimento, se non un pentimento di facciata che salvi l’onore e le apparenze. Si tratta, ad ogni modo, di un grande romanzo, allo stesso tempo patetico e umoristico, condito da una miriade di personaggi tutti funzionali allo sviluppo della vicenda, tutti descritti con mirabile sottigliezza psicologica.
Recensioni
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