Le torri di Barchester

Magistrale romanzo di Trollope, il secondo del ciclo del Barset, in cui si ritrova nuovamente il reverendo Harding circondato da altri personaggi ecclesiastici e della campagna inglese. Bel romanzo che parla della quotidianità della vita di persone semplici, ma anche di governi liberali e conservatori, di lotte per riuscire a conquistare la carica di Vescovo, il tutto ambientato nella campagna inglese in epoca vittoriana.

I romanzi di Trollope sono come quei fiumi che alla forza impetuosa delle acque ne preferiscono il placido e lento scorrere; alle volte compare un qualche ostacolo ad intorbidarne la superficie, ma si presagisce come ciò avrà breve durata. A rendere indimenticabili le ore passate in compagnia di questo scrittore non sono i colpi di scena o la concitazione della trama, quanto i personaggi che nascono dalla sua penna. Si consideri ad esempio la Signora Proudie, moglie del nuovo vescovo di Barchester, una donna dal fare imperioso che riduce più di una volta il consorte a un essere balbettante e sottomesso, tant’è che anche il narratore sembra temerne le ire e così conclude le ultime pagine a lei dedicate: “Quanto alla Signora Proudie, la nostra preghiera è che lei possa vivere per sempre.” Come ci si può privare del piacere dei romanzi di Trollope?

Migliore del primo, anche se è stato tradotto da cani, stessi errori grammaticali ripetuti (C'è contiene un verbo, il verbo essere, mentre ce è complemento di luogo o un rafforzativo.) e refusi in grandi quantità, segno che è stata approssimativa anche la revisione del testo. Consiglierei al traduttore Cazzullo di prendere un buon libro di grammatica.