Touching

Già i primi quattro minuti di “Touching” con il ritmo nervoso ed inquieto della batteria ci fanno capire molto sull’inedito trio formato dal sassofonista Eric Plande insieme al pianista Uwe Oberg ed al batterista Peter Perfido. Alle percussioni si unisce poi l’immediatezza del sassofono, con un suono straordinariamente fluido e sempre rilassato che viene arricchito da una buona e divertente dose di energia. E poi c’è il pianoforte: lo strumento sta in bilico nel background ad aspettare, intona solo pochi accordi, prima cercando il proprio spazio e poi prendendoselo con forza. Il trio non si divide mai in momenti solistici, ma rimane sempre impegnato in un dialogo che più che una conversazione è uno scambio d’energia. Nonostante l’armonioso dialogo tra i tre artisti è impossibile non notare le tre diverse individualità musicali, ciascuna con la propria lingua, la propria identità ed uno stile particolare. “Touching”, i cui brani sono tutti firmati dagli stessi interpreti, unisce musica improvvisata e potenti influenze dell’era post-Coltrane con una disinvoltura tale da lasciare l’ascoltatore senza parole.