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Teatro e cinema stavolta possono darsi la mano; il film di Kazan è di un'intensità formidabile, onora il dramma di Williams con una grande espressività negli attori e una regia concentratissima e alta. Non capisco davvero le mezze critiche di chi mi ha preceduto; cosa vuol dire datato? Forse che oggi non ci sono più immigrati persi in qualche rissa o nel difficile travaglio dell'integrazione sociale? Forse che lo scontro fra identità e progresso nei confronti aspri che la realtà dispensa sono svaniti? La storia si ripresenta sempre con lo stesso volto, cambiano solo i tempi, gli sfondi, le strade e i visi in gioco, ma quello è il battito dentro le speranze e le lotte, identico. Meravigliosa nell'opera la figura della fioraia, eco inquietante della tragedia che aleggia sulla storia, presagio chiaro. Blanche magnifica nella sua disperante tenerezza, colta, aperta a una possibilità d'amore (strepitoso nel film Karl Malden) che non potrà fare a meno di scontrarsi coi disagi del suo passato e franerà poi nel gorgo della follia. Stanley ruvido fino ad alzare le mani, ma a modo suo persino lirico in certi tratti. Molto del dramma, nel teatro di Tennessee Williams, è già successo; è nel mondo agitato delle conseguenze che si snoda la vicenda cruda. Un capolavoro.
Un tram che si chiama desiderio è un dramma teatrale ambientato nella New Orleans degli anni 40 e narra la storia di Blanche che un bel giorno si presenta a casa della sorella Stella sposata con un uomo rozzo e volgare, Stanley. Blanche ha un passato doloroso fatto di scandali, è alcolizzata ma è anche colta, dai modi raffinati e manipolatrice. E' il dramma più celebre dell'autore ma è anche molto triste e crudo. Non ci sono personaggi positivi, anche se appaiono vivi, intensi e immediati. L'opera affronta tematiche forti come il disagio mentale, l'alcolismo e l'omossessualità. Ne è stato tratto anche un film con Marlon Brando e Vivien Leigh.
Lavoro teatrale probabilmente sopravvalutato per via della schematicità, tipica di quegli anni, nel rappresentare i conflitti di classe e di sesso, soprattutto. Regna una densa atmosfera maschilista esecrabile e, non si capisce bene, forse esecrata anche dallo stesso autore. Non ho visto il film con Brando e la Leigh, ma posso immaginare che, come il lavoro teatrale, risulti datato. Violenza e sesso sono stati gli ingredienti di Williams sia nel teatro che nella prosa; violenza e sesso non hanno smesso di essere gli ingredienti di tanta parte di letteratura e cinematografo da allora in poi. Violenza e sesso sono stati anche gli ingredienti di una buona parte della letteratura di Faulkner, per esempio (penso a Luce d'agosto, Santuario, come minimo), ma con ben altra profondità e capacità esplicativa e simbolica. Nelle piece teatrali di Williams che io conosco trovo invece che la violenza sia per solito una macchina cieca e muta, una sorta di ineluttabilità animale. Ma il fatto che ci sembri datato e lontano nel tempo vuol dire, credo, che Williams non abbia colto nel segno con il suo lavoro.
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