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Nel 2017 Ezio Mauro, giornalista di Repubblica, ci ha regalato un viaggio straordinario tra le strade di St. Pietroburgo raccontandoci (in diverse puntate, su RAI Storia) la storia della rivoluzione di Ottobre. Così abbiamo conosciuto a fondo Lenin, Trotskij, Kerenskij e tanti altri protagonisti e visitato ogni palazzo, ogni ponte, ogni vicolo in cui si è combattuto. Nel 2008 Paolo Rumiz (pure giornalista di Repubblica) ci ha trascinato in uno straordinario viaggio in verticale dagli estremi confini nord fino a Istanbul lungo la tormentata frontiera UE-Russia, in posti che in gran parte le guide turistiche non menzionano neppure e che abbiamo cancellato dalla memoria collettiva. Due affabulatori di grandissimo valore, Mauro e Rumiz, che è un vero piacere scoprire ed apprezzare. Non sono solo racconti degli orrori lasciati dalle stragi della Seconda Guerra Mondiale in questi territori (comprese le tremende epurazioni delle popolazioni ebree e le migrazioni di massa di milioni di persone tr Est e Ovest) ci sono anche incontri con umili cittadini che comunque mostrano un’umanità e vitalità straordinaria pur vivendo in condizioni di estremo disagio. E ci sono pure spaventosi racconti sulla distruzione del sistema ecologico operata dall’industria moderna. Ecco cosa succede nella penisola di Kola: miniere di estrazione di rame, cobalto e nickel che punteggiano il paesaggio come pustole di acne. “Undicimila operai e venti ciminiere immani, sigillate da filo spinato e torrette di controllo da Gulag”. “Tubazioni nere, enormi, gocciolanti sopra i licheni, camini che sputano zolfo, montagne di residui industriali alte come cordigliere andine … “ Un inferno dantesco che fa sembrare un eden l’ILVA di Taranto! C’è molto di più, ovviamente, e ci sono pagine serene ed idilliache. Comunque un racconto sbrigliato, molto ben annotato, scritto in maniera fluida e scorrevole e una sfida aperta a quanti di noi vogliano scoprire questi luoghi a zig-zag tra due frontiere.
Rumiz è scrittore di facile beva. Piacevole. Interessante. Ma... si accompagna ad una fotografa/interprete - Monika - con la caratteristica di capire ogni lingua slava, di farsi benvolere da tutti, e appunto fotografare. Non c'è una fotografia. Di più. Rumiz dovrebbe essre buon disegnatore (panico quando pensa di avere perduto il suo taccuino con 70 disegni.... Non c'è un disegno. Di più: sostiene che un occidentale confonde la Slovenia con la Slovacchia. Il viaggio "verticale" tocca città a molti sconosciute, in parte per aver modificato il nome, in parte per ignoranza geografica. Cosa ci voleva all'inizio di ogni capitolo mettere una piantina disegnata (anche sommariamente) con l'itinerario. Io, per cercare di capire, ho dovuto segnarmi ogni città ed andarmela a cercare con Google Earth...
Rumiz ha il merito di far conoscere regioni europee ormai dimenticate, travolte dai confini nazionali. Proprio per questo qualche disegno e qualche foto sarebbero serviti. Questo merito è anche un limite: l'autore è talvolta troppo indulgente con gli slavi e troppo ingeneroso con l'Italia e l'Europa occidentale. A pagina 121 ad esempio si legge: "Perché continuiamo (noi italiani, ndr) a rivangare il tempo delle atroci vendette jugoslave del dopoguerra come se fossero nate dal nulla?". Credo che nessuno possa negare le responsabilità fasciste in terra jugoslava, ma anche dall'altra parte non scherzarono ed ebbero le loro responsabilità. Rumiz accusa giustamente l'Italia di essere la terra delle grandi amnesie. Ebbene: le foibe e l'esodo degli italiani da Istria e Dalmazia sono state la più grande amnesia nazionale, durata sessant'anni. Altro che rivangare. Ecco: sarebbe bello se Rumiz ripercorresse i luoghi delle foibe e dell'esodo (sono vicini a casa sua, no?) e ne traesse uno dei suoi libri, come sa fare. Credo che tanti lo leggerebbero volentieri. Come io ho letto volentieri Trans Europa Express.
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