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Dopo "La Grande Guerra" un'altra bella interpretazione di Alberto Sordi in un'altro capolavoro, questa volta firmato Luigi Comencini. Ovviamente anche al resto del cast va il suo merito. Peccato che il ministro Giulio Andreotti rifiutò di mettere a disposizione per la realizzazione del film due carri armati. A Comencini non restò altro che fabbricarseli con il compensato. E devo dire che la differenza non si nota.
Comencini 'documenta' il senso di smarrimento che in quegli storici giorni aleggiava nell'aria, alternando il dramma di fondo dell'Italia con la leggerezza e l'umanità dei suoi soldati. Capeggiati dal sottotenente Innocenzi, un Alberto Sordi capace di divertire in mezzo alla malinconia generale, affrontano il viaggio di un ritorno alle proprie terre; lo stesso Innocenzi guarderà a se stesso con occhi di un'Italia asservita ad un finto patriottismo, indecisa sul da farsi ma con la ritrovata forza per reagire ? il finale aperto è l'inizio di quel cambiamento. Sordi perfetto traghettatore tra una mentalità dai valori anestetizzati, implosi, legati a una tradizione che non gli appartiene più (quella del padre), e quella che il risveglio forzato gli ridà, consapevole di poter fare qualcosa.
Comencini 'documenta' il senso di smarrimento che in quegli storici giorni (dopo l'8 settembre 1943) aleggiava nell'aria, alternando il dramma di fondo dell'Italia con la leggerezza e l'umanità dei suoi soldati. Capeggiati dal sottotenente Innocenzi, un Alberto Sordi capace di divertire in mezzo alla malinconia generale, affrontano il viaggio di un ritorno alle proprie terre; lo stesso Innocenzi guarderà a se stesso con occhi di un'Italia asservita ad un finto patriottismo, indecisa sul da farsi ma con la ritrovata forza per reagire ? il finale aperto è l'inizio di quel cambiamento. Sordi perfetto traghettatore tra una mentalità dai valori anestetizzati, implosi, legati a una tradizione che non gli appartiene più (quella del padre), e quella che il risveglio forzato gli ridà, consapevole di poter fare qualcosa.
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