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Con una scrittura ammaliante Guidorizzi ci trasporta nel mondo omerico, tra sirene, maghe, eroi e ciclopi. Ulisse appare come un personaggio sfaccettato, fatto di ombra e luce, di nostalgia e di sete di avventura, di inganni e di verità. Un libro affascinante, un viaggio anche per il lettore.
Utile per gli approfondimenti! Ottimo
E' il racconto del lungo viaggio di Ulisse, da Troia all'amata Itaca, attraverso nove stazioni. In "xenia", la seconda stazione, Telemaco si reca a Pilo per avere notizie del padre, ed è ospite del vecchio Nestore: " un ospite, uno "xénos", è un dono degli dèi, insegnavano i vecchi ai più giovani. A chiunque un giorno sarebbe potuto capitare di essere accolto. Lo straniero doveva essere ospitato, e gli si dovevano offrire doni. E lui a sua volta poi avrebbe ricambiato." Diéghesis" è la stazione in cui Ulisse racconta ad Alcinoo il suo viaggio nel regno dei morti e il suo incontro con Achille. Il grande eroe della guerra di Troia è triste : "Achille rimpiangeva la vita. Avrebbe preferito vedere il sole ed essere il bracciante di un contadino povero piuttosto che regnare su tutte le anime morte. Un morto non è nulla, è un essere vuoto." "Mégaron" è l'ultima stazione. Nella grande sala, che è il fulcro del palazzo reale di Itaca, avviene la carneficina dei Proci. Nell'organizzare la strage dei pretendenti di Penelope, Ulisse, l'uomo dai molti pensieri e dalla mente colorata, rivolgendosi a Telemaco dice: "Noi abbiamo due cose che i Proci non possiedono, "dolos" e "métis", l'inganno e l'intelligenza. Ingannare non basta se non possiedi la "metis", e non sei capace di progettare quello che vuoi accada e non hai la pazienza di attendere il momento in cui la preda si presenta dritta davanti al colpo. Anche gli uccelli sono tanti, eppure basta un cacciatore con una rete per prenderli tutti assieme, se è abile".
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