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Gli ultimi giorni di Immanuel Kant - Thomas De Quincey - copertina
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Gli ultimi giorni di Immanuel Kant - Thomas De Quincey - copertina
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5
1996
10 maggio 1996
114 p., Brossura
9788845905285

Valutazioni e recensioni

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MD
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Un filo rosso corre attraversando l’opera quasi diaristica di E. A. CH. Wasianski (“Kant in seinen letzten Lebensjahren”, del 1804), e la più nota del D.Q.; fino poi al suo postremo riflesso nel Professor Kien di Canetti. Riferimenti e testimonianza diretta della personalità del filosofo che lo stesso Ernst Cassirer cita nella sua Vita (e pensiero) di Kant. Anch’egli come D.Q., dunque, non si esime dal riferirsi al Wasianski, l’amanuense di Immanuel, come fonte, per es. quando quest’ultimo racconta delle sue visite in casa Kant mentre l’anziano pensatore attendeva il medico. Ma se il Wasianski sottolinea il mai perduto senso di umanità del genio di Königsberg, anche negli ultimi difficili anni, D.Q. insiste sulla strenua battaglia contro la malattia, i dolori allo stomaco, gli incubi, le difficoltà a dormire e la progressiva dolorosa perdita delle facoltà cognitive. In maniera ad un tempo grottesca e drammatica, e sempre luminosa. D.Q., affascinato dal libro del Kantschüler Wasianski, utilizza queste informazioni e confidenze di prima mano (e quelle di altre biografie kantiane, di Rink o Borowski, o ancora Jachmann – si veda: “La vita di Immanuel Kant narrata da tre contemporanei”, 1969) per fondare la sua narrazione, che è comunque un’opera a sé stante. Non si tratta perciò di una traduzione, ma di una rielaborazione di quelle notizie che solo uno stretto collaboratore del filosofo poteva avere; dando poi a queste un particolare taglio: ironico, drammatico e come scrisse Bernd Roling quasi da “voyeuristisches Schattentheater”. Insomma D.Q. scrive un libro “stark an Wasianski orientiert”, fortemente orientato allo scritto di Wasianski, usandolo tuttavia come un ‘pretesto’ per la sua sceneggiatura, che è certamente molto più brillante e acuta della modesta – seppur preziosa – testimonianza del Wasianski. In altre parole, e grosso modo, si può dire che Wasianski diventa l’«Io» narrante di D.Q.Dal libro è stato tratto anche un film “Les derniers jours d’Immanuel Kant”.

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giuseppe
Recensioni: 5/5

Consiglio questo piccolo libro di De Quincey a tutti coloro che vogliono conoscere meglio la figura dell'uomo Kant. Un grande sempre, anche nei suoi ultimi giorni, quando la malattia sembra prevalere sul filosofo e sembra ridurlo ad una pallida sembianza del grande pensatore, ecco che appare il lampo di genialità che stupisce tutti i presenti che gli fanno compagnia. Davvero è una bella lettura che De Quincey ci offre; da non perdere.

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Thomas De Quincey

1785, Greenheys

Poligrafo, erudito, grecista, Thomas de Quincey nacque vicino a Manchester nel 1785 e morì nel 1859 a Edimburgo. Dopo un’adolescenza travagliata, studiò a Oxford e in seguito, per mantenere la famiglia numerosa, intraprese la carriera giornalistica prima a Edimburgo e poi a Londra, dove divenne collaboratore del «London Magazine». Dalla sua lunga esperienza di consumatore d’oppio, De Quincey trasse ispirazione per la sua opera più famosa, le Confessioni di un mangiatore d’oppio (1822). Fra i suoi libri si ricordano La rivolta dei tartari (1837), Le avventure di una monaca vestita da uomo (1847) e Il postale inglese (1849).

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