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Anno edizione: 2013
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Come è cambiato il mondo del lavoro durante la storia dell'uomo? Quali sono le capacità che rendono unico un artigiano? Come si fa a padroneggiare una tecnica? Richard Sennet cerca di dare una risposta a queste ed altrettante domande. Lo fa con un percorso che va dai vasai dell'antica Grecia fino ai programmatori di Linux, passando per le corporazioni medievali, ponendo l'attenzione sul ruolo dell'uomo e la ricerca della propria realizzazione grazie al lavoro. Inizia da argomenti di carattere generale come la figura dell'Artigiano-Artista, l'impatto del lavoro sulla società e l'importanza della "bottega". Affronta temi attualissimi come il conflitto fra uomo e macchina e la ricerca del compromesso fra qualità e competitività. In seguito entra nel dettaglio soffermandosi sul ruolo della mano e della mente, l'importanza della ripetizione dei movimenti per allenare la coordinazione mano-occhio, perfezionare l'utilizzo degli strumenti del mestiere e sviluppare il linguaggio giusto per trasmettere il "saper fare". Così leggendo entriamo nella bottega di Cellini quando decise come fare la saliera per Francesco I, oppure scopriamo quali cambiamenti abbia portato il realizzare disegni tecnici con sistemi CAD. Un saggio dall'approccio "filosofico" da leggere lasciandosi il tempo necessario per riflettere, ed approfondire le numerosi citazioni di personaggi, opere e cenni storici. Chiunque lavori da qualche anno, creando tutti i giorni qualcosa di suo, non può non trovare in queste pagine interessanti spunti di riflessione
Nel naufragio della Società Liquida, Sennett riesce ad assicurarsi una scialuppa e scopre un tipo che sia chiama Craftsman che dalla new economy era considerato come una badante. Ora dopo la fuga dalla nave di un’orda di voraci roditori-manager si scoprono le virtù dell’uomo-artigiano, sempre rimasto a remare e per fortuna non estinto. Lo ha scoperto Sennett che oltre alla “promozione” ad artigiani di “medici, musicisti e cuochi” parla di una società di individui (non una classe) che ha sempre lavorato con la testa china nella bottega alla produzione di oggetti belli e buoni accanto alle loro virtù principali, le meno stimate, la modestia e la pazienza. Una bella favola ora postcapitalista, nemmeno scritta bene, che nel romanticismo contrapponeva all'avanzante società industriale un poetico dandy con tuba e bastoncino al Prometeo elettromeccanico di Frankenstein. Costui però per Ruskin era un artigiano-artista-intellettuale che imparava materialmente a tessere per dipingere, costruire per scrivere, a fare arte per vivere un’altra vita. Ora il professor Sennett dovrebbe spiegarci seriamente come nella post-modernità stia rinascendo lo spirito artigiano, che c’è , e che riguarda assolutamente le figure di una favola italiana, di Geppetto artista del legno e Pinocchio burattino staminale. Questa realtà si chiama design (parola inglese dal significato italiano) e questo è l’unico modello post-industriale dove rinasce l’artigianato di qualità, dove soggetto/progetto/oggetto diventano la bottega, l’utensile, il manufatto dell’artigianato classico, ridotto a spezzatino dalla società industriale. Sennett che ha avuto una vita troncata al destino di musicista (e non si è fatto il callo del violista) “scopre” perfino Stradivari e il suo libro è una poltiglia indigeribile di scoperte riscaldate. Oltre alla sciagura delle sue dichiarate (in)attitudini culinarie ci propina l“elogio del cacciavite" al posto, che so, della vite di Archimede che è come elogiare il manico invece della zappa. Si, il difetto sta nel manico.
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