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L' uomo del treno - Fabrizio Altieri - copertina
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L' uomo del treno - Fabrizio Altieri - copertina
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Descrizione


Andrea, un professore di matematica ebreo. L'Orso, imperscrutabile fumatore di sigari. Giuliana, che attraverso l'obiettivo vede un mondo diverso. Piero, un giovane che vive di espedienti. Un intreccio di destini durante la Shoah, quando piccoli gesti hanno fatto diventare eroi persone comuni.

In quel luogo la gioia andava nascosta come una vergogna. Nel campo era permesso solo il dolore

L'Orso e gli uomini che lavorano per lui alla falegnameria vedono passare treni tedeschi tutti i giorni. Sembrano carri bestiame, e loro non ci fanno nemmeno caso. Ma quando uno di quei treni rallenta, attraverso le fessure dei vagoni scorgono centinaia di occhi, occhi di persone. Poi cominciano a girare voci che parlano di campi di lavoro, dove vengono mandati anche donne e bambini e da cui la gente non torna più. E loro capiscono che non possono continuare a guardare passare i treni senza fare niente. Trovano il modo di sostituire uno dei vagoni tedeschi con uno vuoto, costruito da loro. Ma dopo l'enorme rischio corso, la delusione è cocente nello scoprire che proprio quel vagone ha un solo passeggero, l'unico che non voleva essere salvato. Andrea sta infatti cercando disperatamente di raggiungere la moglie e la figlia, deportate dal Ghetto di Roma. Viaggia con una valigia da cui non si separa mai e di cui rivelerà il contenuto solo arrivato nel campo... Età di lettura: da 12 anni.
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Dettagli

2017
10 gennaio 2017
303 p., Rilegato
9788856657098
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Indice

Le prime righe del romanzo

Uscendo dal paese e prendendo una certa strada che entrava nel bosco, appena si era persa ogni speranza di trovarla, compariva d'un colpo la falegnameria Mazzanti.
In paese tutti ne conoscevano la storia perché tutte le famiglie vi erano in qualche modo legate.
L'uomo che l'aveva fondata si chiamava Renzo Mazzanti e all'inizio c'era solo lui. Andava nel bosco e tagliava gli alberi con l'ascia, poi li legava e si avvolgeva le corde alla vita trascinandoli fino alla baracca che si era costruito per lavorarli e rivendere le tavole. Piano piano gli affari aumentarono e la baracca diventò più grande. Renzo assunse un aiutante e poi altri due. Quando i suoi tre figli ebbero l'età per lavorare, la ditta era già la più importante del circondario. Un giorno le ferrovie decisero che il treno sarebbe passato proprio accanto alla falegnameria e ci fu la svolta; il legname potè muoversi via treno in tutto il Paese e gli affari decollarono. Dissero che Renzo aveva pagato un certo ingegnere perché spostasse il tracciato facendolo passare proprio di lì, ma rimasero voci d'invidia, diceva lui, mai dimostrate.

Voce della critica

I ragazzi sono i principali destinatari della Giornata della Memoria: a loro sono indirizzate iniziative e azioni volte a non dimenticare e a far sì che una tragedia di questa portata non possa più ripetersi. Ben vengano quindi nuovi testi, con storie raccontate oggi, ma ambientate in quel passato doloroso, soprattutto se scritte con passione e autenticità. E’ ciò che accade con il romanzo di Fabrizio Altieri, che si sviluppa attorno a un gruppo di operai, persone semplici che nella loro quotidiana routine vedono passare sempre più spesso strani convogli. Piano piano cominciano a comprendere che questi treni non portano prigionieri, ma persone comuni, donne e bambini e se ne chiedono il motivo. Il treno è uno dei simboli più forti della Shoah: erano le vie ferrate a trasportare il tragico destino di vite stipate su carri bestiame. E questi uomini se ne accorgono vedendo gli occhi che guardano fuori dalle feritoie, occhi che non hanno età, ma solo sgomento e dolore e soprattutto vedono lei, scappata da un vagone:

“Avrà avuto cinque anni. Io ero il più vicino e la vidi bene, aveva scarpe e un vestito rosa. Era vestita come se fosse un giorno di festa. Però era sporca come se avesse giocato nel fango tutto il giorno. Poi notai quella stella gialla appiccicata sul vestito (…). I tedeschi si accorsero di cosa era successo, arrivò di corsa un soldato e puntò il mitra sulla madre e sulla bambina urlando qualcosa.  Non avevo mai visto puntare il mitra su una bambina di cinque anni. Che male poteva fare a un soldato con il mitra una bambina con il vestito rosa? (pag.48)”

L’Orso è il titolare di una falegnameria in cui lavora Giuliana, una giovane contabile. Inspiegabilmente le chiede di fare delle foto a quei treni e lei obbedisce, non senza incuriosirsi, anche perché i conti non quadrano: c’è qualcosa di strano che riguarda la fornitura del legname. Viene quindi a scoprire che il datore di lavoro con i suoi operai vuole costruire un finto vagone da sostituire a uno del treno che transiterà prossimamente per poter liberarne delle persone.

Il piano viene attuato, ma sul vagone recuperato trovano solo Andrea, un uomo che non voleva essere salvato, perché cercava di raggiungere la sua famiglia deportata dal Ghetto di Roma. Ha sempre con sé una misteriosa valigia, che fa nascere dubbi e sospetti…

Intano lo scambio del vagone non è passato inosservato e la storia si complica intrecciando sempre di più le vicende dei protagonisti. La trama è coinvolgente e ben scritta, certamente adatta ai giovani lettori, ma molto piacevole anche per gli adulti. La speranza è che per loro non rimanga solo una vicenda appassionante, ma ne possano cogliere ed approfondire gli aspetti storici e umani. Troveranno infatti spunti nelle note dell’autore, che fanno riferimento alla storia vera da cui è nata l’ispirazione per questo libro.

Recensione di Barbara Bottazzi

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