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Da quali eccentrici anfratti, da quale sgangherato pianeta arriva un giorno, in una strana pensione inglese, Innocenzo Smith? E, soprattutto, chi è? L'emissario di qualche Dio arrogante che vuol vincere una volta per tutte le umane sciocchezze? Un angelo semi idiota che rovescia a casaccio le inutili convenzioni? Un grossolano Tritone uscito da chissà quali acque che dispensa senza volerlo sbalorditive perle di saggezza? Si sappia che è un uomo che cammina con in mano un rastrello, che usa come arma, mentre in tasca ha un revolver, che adopera, dirà lui stesso: "come arma pacifica". Dunque? Un mentecatto? Un dabben uomo? Un pazzo fuggito via da qualche clinica feroce? Niente di tutto questo. Smith è la quintessenza del candore, di un vero amante della vita che pur di imporre questo credo agisce per contrasto; spara, ma senza uccidere, per ammonire chiunque a non sentire dentro i proiettili della noia, dell'abitudine, del conformismo. "La pazzia è incurabile, e così la ragione" dirà. E anche se a volte è "più importante il cappello della testa", lo è altrettanto il fatto che qualche sano venerdì mancante in quella zucca può aprire mondi di inconsueta felicità, di gioia: "Impazzite, e vedrete le cose dal punto giusto". Libro politico, cristiano, un invito a vivere in una sana insania la vita contro "l'unica operazione che riesce sempre: la morte".Concludo inchinandomi su questo pensiero: "Tenete per voi il vostro Byron che commemora le disfatte umane. Io verserò lacrime di orgoglio leggendo l'orario delle ferrovie". Se pensate che esistano cieli disabitati, e opportuno sapere che lì dimorano gli uomini migliori. Guardate in alto, sul più storto grumo di nuvola. Chesterton è lì, seduto nella sua poltrona come un re in sovrappeso a benedire le nostre dissennatezze, i nostri voli, e a irridere la nostra miseranda e vile normalità terrena sputando ogni tanto dall'alto la sua saliva sulle nostre bassissime e infinite ipocrisie.
Il signor Daniele, che è un fan di Odifreddi e come lui definisce sciocco chi non si allinea al suo pensiero, farebbe bene a leggersi i saggi di Chesterton che già nel 1919 chiedeva al governo inglese la costituzione di uno Stato per Israele, o dei suoi scritti contro il nazionalismo germanico a partire dalla Prima guerra mondiale e ancora più dichiaratamente contro il nazismo, invece di copia-incollare frasi decontestualizzate per screditare un autore. Altrimenti, se davvero lo preoccupasse l'antisemitismo, dovrebbe scrivere molto ma molto di peggio su Voltaire o sul paladino negazionista Odifreddi. Ad Auschwitz ci siamo stati tutti meno, forse, il matematico impenitente. Questo giusto per sgombrare il campo sulle valutazioni esclusivamente ideologiche che questo signore ha disseminato su IBS a proposito di Chesterton. _____________ Venendo al romanzo, nonostante alcuni espedienti narrativi che possono apparire artefatti e non sempre scorrevoli al lettore contemporaneo, è indubbiamente originale. Racconta di un manipolo di trentenni la cui vita scorre arenata in una pensione. L'arrivo di un personaggio misterioso che ne sconvolge le esistenze. Il primo entusiamo contagioso nei suoi confronti. Un inseguimento inaspettato. Una pistolettata con il sorriso sulle labbra. L'accumularsi di dubbi e sanguinosi sospetti a suo carico. L'improvviva indizione di un processo. Il confronto con capi d'accusa sempre gravi e il loro imprevedibile capovolgimento. E un finale che rovescia come un guanto quello che pensavamo di aver capito. I colpi di scena certo non mancano. Forse non stilisticamente levigato, ma fa ripensare a fondo le proprie certezze, che è poi quello che mi aspetto dalla Letteratura.
E invece a me questa storia di Innocenzo Smith piace molto e sono convinto che questo sia uno dei migliori lavori di Chesterton. Chesterton era un intellettuale molto originale, forse più apprezzabile come narratore che come saggista/apologeta (io ho, per dire, serie difficoltà a leggere il suo 'Ortodossia'; più un polemista che un pensatore, secondo me). Questo romanzo qui è però ben congegnato ed il consueto ricorso ai paradossi qui non deborda dalla funzionalità della storia. E' un libro cui sono legato e non esito a raccomandarne la lettura.
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