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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Finalista Premio Gregor von Rezzori Città di Firenze 2019
Vincitore dell'International Man Booker Prize 2018
«Muoviti, vai, beato è colui che parte.»
«Una scrittrice magnifica» – Svjatlana Aleksievic
«Un gabinetto delle curiosità, un libro sovrastorico e transnazionale, che va avanti e indietro nel tempo, tra finzione e fatto. Nel viaggio della narratrice è sparsa una costellazione di storie discrete che condividono motivi ritmici e giri di frase» – The New York Times
«Echi di W.G. Sebald, Kundera, Kiš. Non c'è miglior compagno di viaggio in questi tempi di tumultuoso fatalismo» – The Guardian
«L'interesse per ciò che connette l'anima al corpo è un "leitmotiv" che nonostante l'apparente assenza di trama intreccia stretti i fili diversi del testo – fiction, memoir, saggio – facendone una sola» – The Spectator
La narratrice che ci accoglie all'inizio di questo romanzo confida che fin da piccola, quando osservava lo scorrere dell'Oder, desiderava una cosa sola: essere una barca su quel fiume, essere eterno movimento. È questo spirito-guida che ci conduce attraverso le esistenze fluide di uomini e donne fuori dell'ordinario, come la sorella di Chopin, che porta il cuore del musicista da Parigi a Varsavia, per seppellirlo a casa; come l'anatomista olandese scopritore del tendine di Achille che usa il proprio corpo come terreno di ricerca; come Soliman, rapito bambino dalla Nigeria e portato alla corte d'Austria come mascotte, infine, alla morte, impagliato e messo in mostra; e un popolo di nomadi slavi, i bieguni, i vagabondi del titolo, che conducono una vita itinerante, contando sulla gentilezza altrui. Come tanti affluenti, queste esistenze si raccolgono in una corrente, una prosa che procede secondo un andamento talvolta guizzante, come le rapide, talvolta più lento, come se attraversasse le vaste pianure dell'est, per raccontarci chi siamo stati, chi siamo e forse chi saremo: individui capaci di raccogliere il richiamo al nomadismo che fa parte di noi, ci rende vivi e ci trasforma, perché «il cambiamento è sempre più nobile della stabilità».L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
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